Chiusasi l’avventura musicale dei You, Nothing. tre quarti della band non si sono dati per vinti e, pur attraversando un periodo sicuramente difficile e complesso, hanno cercato una cantante che potesse affiancarli in un nuovo progetto. L’arrivo di Silvia Lovicario ha completato il pezzo mancante, ridando una vitalità e uno slancio tale che la band a nome May Eyes Love è partita davvero con il piede giusto. Il primo biglietto da visita è un EP di 4 brani che serve come spunto per iniziare la nostra chiacchierata insieme.
(L’intervista, nella sua forma originale è presente sul numero 520, Dicembre 2023, di Rockerilla)
È arrivata la prima uscita targata May Eyes Love. A tutti gli effetti stiamo parlando di una nuova avventura che però non presuppone la cancellazione di un bel passato, almeno per noi ascoltatori. In questi 3 brani quanto c’è ancora, se c’è ovviamente qualcosa, dei You, Nothing.?
Naturalmente, tre elementi che hanno fatto parte dello stesso quartetto portano una traccia di quella band nella nuova. Due pezzi su tre (“Our Long Goodbye” e “Why Everything We Care About Is Falling Apart?”) erano stati completati nel periodo YN, mentre “Broken Lily” l’abbiamo terminata dopo lo scioglimento. Ciò che rimane sono sostanzialmente le influenze, ma abbiamo voluto cambiare approccio e buttarci un po’ più dentro ad un songwriting più meticoloso e meno punk.
La vostra cartella stampa parla di maturazione. Credo che però certe esperienze possano segnare sia la musica ma anche la persona, no? Siete “maturati” anche come individui?
Abbiamo passato -e stiamo ancora passando- un periodo piuttosto nero delle nostre esistenze, fatto di addii, abbandoni e perdite. Tutto questo ci ha fatto decisamente crescere come persone, abbiamo maturato un’intesa che prima non avevamo, eravamo molto più ingenui ed eravamo molto più “di corsa”, ora analizziamo meglio un po’ tutto; sicuramente è stato molto stimolante per la composizione, che è stata scardinata dai canoni che avevamo precedentemente e rimpiazzata con qualcosa a nostro avviso di più complesso ed elaborato. Anche i temi sono stati fortemente influenzati dal nostro trascorso, molto più malinconici e cupi con un velo di speranza.
Partirei da Silvia Lovicario, l’ultima arrivata ma, a mio avviso, già in grado di marchiare a fuoco queste nuove composizioni con un approccio vocale molto “lirico” se mi passate il termine. Anche nel feedback e nel rumore sembra proprio che la sua voce svetti gentile e cristallina. Forse è questo che vi ha colpito di lei. Quanto c’è di Silvia in questi brani?
Le registrazioni della parte strumentale sono state terminate prima dell’entrata di Silvia nella band, con lei abbiamo curato l’ensemble generale, il mix e ovviamente le parti vocali che sono state adattate per la sua vocalità. Una cosa che ci ha colpito subito molto è stata la differenza nel sentire la sua voce immersa nel marasma della sala prove, che dava comunque una bellissima sensazione, e poi nel sentirla pulitissima in cuffia in studio ci ha fatto sgranare gli occhi.
Che bella “Our Long Goodbye”, adoro il lavoro sulle chitarre, ma posso dire che forse è la parte ritmica quella che maggiormente mi ha colpito? Un giro di basso favoloso e questa batteria così spartana eppure davvero efficace. Credo che anche Giulia e Nicola siano soddisfatti del brano o sbaglio?
Il lavoro fatto sulla sezione ritmica è una cosa che ci rende abbastanza orgogliosi, abbiamo ottenuto i suoni e la potenza che volevamo e che ci serviva. Ci siamo ispirati ai primi DIIV soprattutto a brani come “Doused”, dove il basso è molto presente e il pattern di batteria è molto serrato. Poi abbiamo “addolcito” il tutto nell’oceano di riverbero e chorus delle chitarre.
Posso dire che “Why Everything We Care About Is Falling Apart?” è una delle canzoni più crude e shoegaze che avete fatto? In meno di tre minuti vi buttate a testa bassa e non vi risparmiate su nulla. Sembra davvero un brano quasi catartico in cui gettate rabbia e frustrazione. Sbaglio?
Questo è un brano scritto di getto e completato in poco tempo. È il nostro brano-sfogo. Il testo ricalca l’urgenza della musica su cui si appoggia, siamo legati all’inesorabilità del tempo che avanza e viviamo in un mondo in cui non c’è tempo per stare nel proprio dolore neanche un secondo, o se vogliamo vederlo in un altro modo, ne siamo consumati, perché o non possiamo esternarlo perché la società ce lo impedisce (vedi un uomo che non può piangere perché sennò risulta un debole), o perché siamo noi stessi troppo duri da non lasciarci andare. Un dolore che alla fine non si è sicuri di poter in ogni caso lenire.
“Broken Lily” è l’ennesima conferma della vostra bravura nello scivolare tra i generi: a tratti emerge una new wave oscura, suggestiva ma terribilmente inquieta e poi ecco venti tempestosi praticamente shoegaze, ma dotati di una grazia che lascia a bocca aperta…come si stanno allargando i vostri confini musicali?
Un caposaldo del nostro bagaglio musicale sono gli Slowdive, band che ci continua a stupire disco dopo disco. “Broken Lily” è stata basata sul loro stile (a loro volta basato sui The Cure, per questo si intravede un po’ di new wave), soprattutto sul lavoro del penultimo disco omonimo. Il testo parla di una malattia incurabile che ha afflitto una persona a noi molto cara, ma che fortunatamente sono riusciti a bloccare anche se non a curare del tutto. Nell’ultimo periodo il modo di scrivere i testi di Steven Wilson (leader dei Porcupine Tree) ha influenzato molto il nostro, volendo imitare la sua raffinatezza nel raccontare temi molto importanti. Negli ultimi pezzi che stiamo componendo ci siamo inconsapevolmente direzionati verso uno shoegaze/post-rock molto fluido, e poi il dream pop che non ci ha mai lasciato, grande fonte di ispirazione per la ricerca di melodie sempre orecchiabili (Cocteau Twins e Beach House).
Molto suggestiva la copertina di questo nuovo EP, da dove è venuta l’idea?
Dopo diversi tentativi che non ci avevano soddisfatto, la compagna di Federico, il chitarrista, appassionata di fotografia ha realizzato diverse foto aventi lei come soggetto, sul tema della morte e più nello specifico su come ci si può sentire nel momento in cui non si esiste più (se potessimo sentire qualcosa). Una foto è la copertina del primo singolo “Our Long Goodbye”, in cui lei è in posizione raccolta, quasi fetale, come se nella morte si ritornasse al grembo materno, come si nasce, così si muore; nella copertina dell’EP il suo volto è coperto come per dire che nella morte siamo tutti uguali e “nudi”, liberati dalle nostre spoglie mortali ma ricordati dai vivi attraverso ciò che ci ha caratterizzato in vita, banalmente da ciò che ci piaceva, come un fiore particolare.
Ovviamente complimenti per la pubblicazione dell’ EP in musicassetta: per noi feticisti è sempre favoloso averla tra le mani. A me fa fare un tuffo negli anni ‘80 e ‘90…
La cassetta era una cosa che dovevamo assolutamente fare! Il vinile forse era un media un po’ troppo grande per un EP, ma la cassetta ci è parsa la cosa più carina.
Bello che Shore Dive Records e Coypu Records abbiano continuato a stare al vostro fianco…
I ragazzi di Coypu hanno creduto subito in noi e Nico di Shore Dive ci ha accolto fra le sue band a braccia aperte, e siamo orgogliosi anche i far parte delle prime uscite della Dear Gear, neonata etichetta discografica che ha lo scopo di riunire tutte le band italogaze d’Italia sotto un’unica bandiera color rosa Loveless.
Il 2024 spero porterà un disco intero. Ci state già lavorando o l’idea è quella di fare le cose con calma?
Ancora non è tempo per un disco vero e proprio, anche se abbiamo già composto e terminato diversi pezzi che presto sentirete ai live, ma non è detto che tutte finiranno in un disco. Vogliamo scrivere il più possibile fino al momento di iniziare la fatidica scrematura. Ma con l’andamento che abbiamo è possibile che qualcosa possa anche intravvedersi nel 2024.
Grazie ancora per la vostra gentilezza ragazzi. Avete dei dischi usciti in questo 2023 che vi hanno particolarmente colpito e ci volete consigliare?
Grazie a voi. Federico e Silvia propendono per l’ultimo album dei Slowdive “Everything Is Alive”, Nicola sceglie “Still Love” dei Teenage Wrist, mentre per Giulia il consiglio ricade su “Sit Down For the Dinner” dei Blonde Redhead.