Venticinque anni senza Fabrizio De André. Ci manca terribilmente…
Lo ricordiamo con questa top 10, consapevoli che 10 canzoni siano davvero una goccia in un oceano meraviglioso.
10 ““ DON RAFFAE’
1990, da “Le nuvole”
Scritta assieme a Massimo Bubola e musicata da Mauro Pagani, è interpretata interamente in dialetto napoletano e nel testo mostra in maniera ironica la sottomissione del brigadiere Pasquale Cafiero nei confronti del carcerato boss Don Raffaè. Una denuncia nemmeno troppo velata al sistema carcerario, con allusioni alla vita in cella descritta tutt’altro che dura per alcuni individui, in grado di mantenere il proprio status e il relativo potere. Musicalmente invece, rappresenta il brano più noto di un disco che proseguiva la felice svolta world music iniziata da Fabrizio De Andrè a metà anni ’80.
9 ““ IL TESTAMENTO DI TITO
1970, da “La buona novella”
Rappresentativa di uno splendido album, concepito da De Andrè dopo la lettura di alcuni passi dei Vangeli Apocrifi, questo brano passa in rassegna i dieci comandamenti, narrati però attraverso il punto di vista di Tito, il ladrone buono crocifisso accanto a Gesù Cristo. Toccante a dire poco.
8 ““ VIA DEL CAMPO
1967, da “Vol.I”
E’ una delle sue canzoni più conosciute, con la via diventata ormai iconica, all’epoca una delle più malfamate di Genova e altresì frequentata da un giovanissimo Fabrizio. Con quelle incursioni, in maniera poco ortodossa, potè così vedere con i propri occhi, scoprire e toccare con mano, la parte più nascosta e rifiutata della sua città , ma in pratica di tutta la società . E furono proprio quelle facce, quelle storie, a far sviluppare e dare impulso alla sua poetica.
7 ““ AMICO FRAGILE
1975, da “Vol. 8”
Con ogni probabilità la canzone più autobiografica di Faber, e non solo perchè scritta in prima persona. In questo lunghissimo testo, molto somigliante a uno sfogo amaro, emerge la sua visione, ora nichilista, ora anarchica, ora disillusa, ma mai allineata.
6 ““ VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE
1973, da “Storia di un impiegato”
Un concept album, scritto stavolta assieme a Giuseppe Bentivoglio e musicato da un giovane Nicola Piovani, in cui si segue il percorso di vita di un impiegato, mosso nel cuore dal “maggio francese”. Nella canzone in questione, il protagonista, dal carcere, si rivolge alla sua amata, non nascondendo una dose di nostalgia per il loro amore, ma senza rinnegare le prese di posizione che lo hanno condotto sin lì.
5 ““ ANDREA
1978, da “Rimini”
Frutto della prima collaborazione con l’emergente cantautore Massimo Bubola, in questo disco la componente musicale si fa più accentuata. Il tema è quello della diversità : Andrea, in tempo di guerra, è innamorato di un altro uomo. Ma è anche, e soprattutto, una di quelle canzoni in cui emerge, forte e chiara, l’idea antimilitarista del cantautore genovese. La canzone fu poi tra quelle che presero grande impulso dalle registrazioni live con la PFM, che insieme a Fabrizio fecero un tour trionfale nel 1978, immortalato poi in due dischi di gran successo.
4 ““ SMISURATA PREGHIERA
1996, da “Anime salve”
Rappresenta la summa delle istanze, sia narrative che musicali, che muovono “Anime salve”, ultimo disco di inediti e che mostrava un autore ancora in pieno stato di grazia. Anche qui vengono messe in risalto le condizioni degli ultimi, impegnati in una preghiera/confessione rivolta a coloro che si prendono il carico di governare i destini delle loro povere vite. A mio avviso, uno dei vertici assoluti di tutta la sua produzione.
3 ““ FIUME SAND CREEK
1981, da “Fabrizio De Andrè”
L’album in cui è inserito il brano è noto soprattutto come “L’indiano”, per via non solo dell’emblematica copertina, ma anche per i rimandi tra il popolo dei pellerossa e quello dei sardi, con le molte affinità che secondo il Nostro, li vede legati. D’altronde da anni ormai De Andrè soggiorna in Sardegna e, pur passato indenne da un rapimento, non abbandona quella splendida Terra e la sua gente, che anzi a più riprese avrò modo di omaggiare. Questa splendida canzone va a rievocare un fatto realmente accaduto: un eccidio di pellerossa avvenuto nel 1864 su mandato del colonnello John Chivington, qui narrato con gli occhi innocenti di un bambino.
2 ““ AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI
1968, da “Vol. III”
Una ballata esemplificativa a livello stilistico delle prime composizioni di Fabrizio De Andrè (e questa in effetti lo è, visto che era stata pubblicata originariamente come lato B del singolo “Geordie” nel 1966): scarna nell’arrangiamento, debitore di quei cantautori francesi da lui tanto amati, e profonda per testo ed esecuzione. Divenuta negli anni non solo uno dei suoi classici, ma anche uno standard della musica italiana tutta.
1 ““ CREUZA DE MA
1984, da “Creuza de ma”
Brano in apertura dell’omonimo album del 1984, quello in cui De Andrè fa emergere tutto il suo amore per la musica folk, popolare, elevandola a livello culturale, con tutte quelle commistioni con il Mediterraneo e le sue storie. E’ soprattutto un disco d’amore per Genova, con il suo antico dialetto, i suoi porti, i suoi ritratti e le sue strade. Come questa mulattiera che porta al mare, evocata nel titolo, che nel percorrerla ti mostra e ti svela tutto un immaginario del luogo.