“E’ Inutile Parlare D’Amore” si chiede Paolo Benvegnù in un album che mette al centro l’essere umano, continuando un percorso iniziato con l’EP “Solo Fiori” qualche mese fa. Un disco ribelle che riparte dalle parole e dai contenuti, si concentra sulle sfumature troppo spesso ignorate, rivendica il potere della narrazione.
Disponibile in due versioni leggermente differenti: quella digitale e su CD soprannominata “Hidden Dragon’s Cut” che include anche la già edita “Our love song” e il vinile agile, compatto, nome in codice “Peach blossom’s cut”.
Musica letteraria e cinematografica in un rincorrersi di riflessioni, chilometri, viaggi, autostrade. Tutto scorre in undici / dodici brani dai meccanismi ben oliati, suonati e registrati con quel gruppo di artisti e musicisti che vanno a formare l’ensemble Benvegnú.
Ritmi rumorosi e ricordi che guardano la realtà dritta in faccia come quelli di “Tecnica e simbolica”, l’infinita poesia di “Pescatori di perle”, l’omaggio alle donne in “Marlene Dietrich”, “Canzoni brutte” dedicata a chi fa fatica a sbarcare il lunario sottolineano l’importanza di un racconto sincero e senza filtri, rimarcata dalle mille pieghe del cuore descritte ne “Il nostro amore indifferente”.
“L’oceano” che vede la partecipazione di Brunori Sas e “27/12″ con Neri Marcorè sono momenti di intelligente consapevolezza, la stessa che anima la filosofia di “In der nicht sein” e agita “Libero” o “L’origine del mondo” due brani diversamente orchestrali, più nostalgica la prima decisamente rock e tormentata la seconda.
“Alla disobbedienza” chiude i giochi mettendo bene in chiaro quale sia l’intento di un disco coinvolgente, a fuoco nei testi e negli arrangiamenti, intenso fino ai titoli di coda.
Paolo Benvegnù un po’ come faceva Raymond Carver prova a capire di cosa parliamo quando parliamo d’amore, come gestire la complessità dei rapporti, la giostra dei sentimenti e della giustizia che manca in un mondo dove la tecnologia domina, divide e impera facendo spesso sentire impotenti.
Nulla è perduto, si può ancora essere fuori – legge e fuori dal coro, in cerca di una libertà fatta di gesti solo apparentemente inutili ma in realtà ricchi di significato in modo che l’amore diventi evoluzione oltre che sana sopravvivenza.