Un lungo viaggio on the road quello dei La Terza Classe che con “US” confermano di essere una band amante delle avventure, prova ne è il lungo tour di quindici date negli Stati Uniti lo scorso novembre con il furgone ritratto in copertina vero protagonista. L’America dei partenopei è quella delle radici, del blues e del folk tra toni più intimi e brani ricchi di energia.
Il lungo sodalizio live con Joe Bastianich ha segnato e arricchito il percorso di un gruppo che con questo disco realizza una sorta di concept album in continuo movimento, con il passare dei chilometri i discorsi e le conversazioni si fanno più seri e leggeri allo stesso tempo in un buon mix di chitarre acustiche ed elettriche, banjo, batteria, mandolino, armonica, dulcimer.
“Il silenzio nell’abitacolo e un gruppo di persone accomunate dalla stessa passione e dalla stessa strada in divenire, ma ognuna delle quali adesso è alle prese con il proprio viaggio interiore, intanto che aspetta di arrivare alla tappa successiva e di salire sul prossimo palco”
Ed è semplice immaginare i La Terza Classe esattamente così, tra le note country folk di “Free Soul”, il country mediterraneo di “Dream For You”, “During My Walk” che unisce western e psichedelia con indole più riflessiva, la dolcezza di “Be With You”, il ritmo di “Broken Flower” e “Pier Song”, l’energia ferale incanalata in “Who Will Save My Soul?” e la malinconia di “You’ll Never Leave Me Alone” o “The Trick”.
Un disco in cui questi napoletani giramondo confermano di saper e poter interpretare a modo proprio uno stile musicale complesso e ricco di storia, tra mille esperienze e la voglia mai sopita di esplorare e conoscere meglio la tradizione americana senza dimenticare quella italiana in un alternarsi di voci e strumenti che fa riscoprire i forti legami tra i due paesi.