Con dietro sia sceneggiatori che registi dei team di “Narcos”, sia in salsa colombiana che messicana, “Griselda” racconta l’epopea criminale della madrina della cocaina che rifornì di polvere bianca tutta la Miami bene tra gli anni Settanta e Ottanta. L’approccio della serie è tuttavia diametralmente opposto a quello di “Narcos”; non scende dunque troppo nell’organizzazione dei cartelli e delle operazioni di intelligence della DEA, prende invece la forma di un biopic dai costumi e le ambientazioni sgargianti, scelte musicali tra l’iconico e il ruffiano e ovviamente sorretto da un’interpretazione coi fiocchi di Sofia Vergara – guardarsela doppiata è da Norinberga.
La polizia è comunque presente, ma nei contorni di un personaggio femminile che assume il ruolo di antagonista ossessionata dalla cattura della Blanco.
Sia nello sviluppo che nei toni, giustamente marcati nella fase dell’ascesa quanto in quella del declino, tutta l’operazione rimanda più allo “Scarface” di De Palma che a serie più realiste. Non mancano momenti tristi, anche perchè la signora Blanco svolgeva le sue lecitissime attività con 4 ragazzini attorno, nonchè altri tarantiniani, tra machetate e party sotto crack.
“Griselda” è il one woman show della Vergara, ma funziona anche grazie ai comprimari che le orbitano intorno pronti a inondarci con una pioggia di malparido e hijoputa. Mi sono piaciuti tantissimo sia il “fornitore” Rafa, che il rinfrancante ultimo marito Dario e ovviamente l’ipnotico e serpentino Rivi. Esagerata e fantastica anche l’eroinomane sboccata Marta Ochoa.
Sia esteticamente che narrativamente “Griselda” non inventa nulla di nulla, ma è confezionato con maestria, ben dosato nella durata e racconta una storia certamente diversa da quella dei soliti narcotrafficanti testosteronici.