Gianluca Maria Sorace artista a tutto campo, video maker, musicista, cantante e membro degli Hollowblue, torna al progetto Stella Burns con un album scritto, pensato e ideato per reagire a lutti e sofferenze. Perdite personali (il padre, l’amico Franco Volpi) e collettive (la scomparsa di David Bowie e Dan Fante con cui ha collaborato) hanno gettato le basi per dodici brani di dolce, tenace resistenza.
Il bicchiere di latte in copertina, immagine ispirata da un’intervista di Bowie nel documentario “Cracked Actor”, è solo uno dei riferimenti musicali e estetici di un album che vede tra gli ospiti Sergio Carlini dei Three Seconds Kiss, Laura Loriga dei Mimes of Wine e Davide Grotta, Mick Harvey (Nick Cave, PJ Harvey) Ken Stringfellow (The Posies e R.E.M.) Marianna D’ama (vista live con i Timber Timbre).
Calexico e David Eugene Edwards sono solo alcuni nomi evocati in un sound cinematografico e dalle forti atmosfere, che unisce il sapore mariachi di “Amor”, strumentale d’apertura, l’intensità trascinante della title track con cantato in italiano e inglese, le armonie di “Love and Thunder” e “My Heart Is A Jungle” con Mick Harvey in bell’evidenza. Dan Fante torna protagonista in “I Want To Be Dust When I’m Done”, spoken word e testamento d’autore.
Il talento melodico di Stella Burns emerge con chiarezza in “Long Black Train”, nell’accorata e sincera “Stupid Things” con voci che trovano armonizzazioni à la Beatles, in “Her Kiss Your Smile” tra blues e folk, in “The End Of The Snowfall” con Ken Stringfellow e “Satellite”. Finale altrettanto ben orchestrato con una “Make A Wish” amabilmente tex – mex e “We Cannot Decide”, lucida riflessione post – Covid. Un lungo cammino quello di Gianluca Maria Sorace, che diventa il viaggio della maturità in una notte sognante e mai troppo oscura.