Nel 1974, dopo aver abbandonato i Roxy Music, Brian Eno pubblica il suo primo album solista, “Here Come the Warm Jets”. Un’opera stravagante ma non eccessivamente complessa, ricca di spunti melodici “alieni”, non troppo distante dal suono forgiato nel periodo trascorso al fianco di Bryan Ferry ma a suo modo rivoluzionaria. Motivato da un grande interesse per le nuove tecnologie e da uno stile di lavoro a dir poco eccentrico, Eno decide di rompere i ponti col passato per dar forma a un’indefinibile ma solidissima idea di futuro.

È l’ambiguità l’elemento caratteristico di questo disco, giustamente considerato uno dei migliori esordi in assoluto nella storia del rock. Alla base del sound mutante concepito dal non-musicista britannico c’è un mix ultra-sperimentale e straniante di generi eterogenei in grado di sfidare le convenzioni e le aspettative del pubblico.

Il giovane Brian Eno usa lo studio di registrazione come uno strumento a sé, “giocando” con effetti sonori, sovraincisioni, collage e manipolazioni di nastri. Il risultato finale sono proprio le dieci canzoni contenute in “Here Come The Warm Jets”; dalla fusione di spunti di glam rock, art rock, elettronica “primitiva” e avant-pop nasce un suono originale, innovativo e strambo che sa essere tanto orecchiabile quanto cervellotico, benché raffinatissimo.

Un traguardo importante che il padrone di casa raggiunge avvalendosi della collaborazione di alcuni dei migliori musicisti della prima metà degli anni ‘70, tra cui Robert Fripp e John Wetton dei King Crimson, Simon King degli Hawkwind, Paul Rudolph dei Pink Fairies e Phil Manzanera dei Roxy Music.

Un prestigioso gruppetto di ospiti per un album che parte subito alla grande con la trascinante “Needles In The Camel’s Eye” – un proto-punk ruvido e martellante in stile Velvet Underground – coverizzata qualche anno fa anche dai Queens Of The Stone Age del periodo “Era Vulgaris”. Segue la surreale ma in qualche modo solare “The Paw Paw Negro Blowtorch”, caratterizzata da un ritmo incalzante e da stranissimi effetti elettronici.

La terza traccia, “Baby’s On Fire”, è senza ombra di dubbio una delle più riuscite del disco. Un pezzo cupo, anzi cupissimo, ma in qualche maniera anche ironico, come ben dimostra la voce forzatamente nasale di Brian Eno che sembra voler farsi beffe dell’ascoltatore. La canzone ha una struttura semplice, basata su due accordi, ma è arricchita da un lungo assolo di chitarra di Fripp, che crea un contrasto tra il ritmo monotono e le dissonanze caotiche.

Con la quarta traccia in lista, la dolciastra “Cindy Tells Me”, si torna a sonorità dal gusto quasi anni ‘50, con le voci in falsetto e un pianoforte dal suono tintinnante. Un mondo parallelo o quasi rispetto all’oscurissima “Driving Me Backwards”, dominata da un’atmosfera tremendamente inquietante, resa ancor più disturbante dalla voce malata di Eno e dalle dissonanze del piano.

Molto più leggere e dolci sono le note di “On Some Faraway Beach”, una canzone lenta e sognante che cresce d’intensità seguendo sempre lo stesso giro d’accordi. L’ipnosi melodica viene spezzata da due vere e proprie gemme glam rock come “Blank Frank”, aggressiva e grezza, e la ben più raffinata (a esclusione del finale cacofonico) “Dead Finks Don’t Talk”, da molti considerato l’episodio più in linea con la produzione dei Roxy Music.

Armonie vocali poderose e chitarre a dir poco insolite – totalmente stravolte da un’effettistica all’avanguardia – donano un tono epico a “Some Of Them Are Old”, un brano così bizzarro da sfuggire a qualsiasi definizione. Sulle note ripetitive e massicce della title track – contraddistinta, a detta dello stesso Brian Eno, da una chitarra elettrica che suona “come un jet accordato” – si chiude uno degli album più sorprendenti e ambiziosi della prima metà degli anni ’70, un esempio lampante del coraggio e dell’inventiva di un artista già grande alla sua prima uscita in solitaria.

Data di pubblicazione: 8 febbraio 1974
Tracce: 10
Lunghezza: 42:01
Etichetta: Island
Produttore: Brian Eno
Tracklist:

Needles In The Camel’s Eye
The Paw Paw Negro Blowtorch
Baby’s On Fire
Cindy Tells Me
Driving Me Backwards
On Some Faraway Beach
Blank Frank
Dead Finks Don’t Talk
Some Of Them Are Old
Here Come The Warm Jets