Frank Carter è uno di quei cantanti che non smettono mai di sorprendere. Dopo aver lasciato i Gallows, la band hardcore che lo ha reso famoso, ha intrapreso una carriera solista che lo ha portato a sperimentare diversi generi musicali, dal punk al rock alternativo più melodico e trendy. Ora, con il suo quinto album sotto il nome di Frank Carter And The Rattlesnakes, sembra volersi cimentare in un sound più sofisticato e retrò ma dal fortissimo appeal commerciale, con richiami evidenti non solo ad alcuni celebri colleghi contemporanei (Queens Of The Stone Age, Royal Blood e Nothing But Thieves su tutti), ma anche ad atmosfere simil anni ’70.
“Dark Rainbow” è un album che mostra la crescita vocale di Carter, un cantante ormai versatile e carismatico, in grado di passare da toni aggressivi a melodie dolci e seducenti. La sua voce è il vero punto di forza del disco, che si avvale anche della presenza costante di piano elettrico e sintetizzatori vintage, capaci di dare un tocco di classe e di nostalgia a brani come “Can I Take You Home” e “A Dark Rainbow”, due brani tanto malinconici quanto appassionanti.
L’opera non manca di momenti più intimi e commoventi, come “Sun Bright Golden Happening”, una delicata ballad pianistica che si chiude con un solo di sassofono, e “Queen Of Hearts”, una struggente canzone d’amore che mette in evidenza il lato più vulnerabile e romantico di Frank Carter. Quest’ultima traccia è forse la più bella e intensa dell’intero disco, e merita di essere ascoltata con attenzione.
Nonostante i numerosi aspetti positivi, “Dark Rainbow” non convince nella sua interezza. Se da una parte si apprezza la maturità e la varietà delle idee raccolte da Carter e compagni, dall’altra si sente la mancanza di quella grinta e di quella energia che li contraddistinguevano nei lavori precedenti. Le chitarre di Dean Richardson sono spesso relegate in secondo piano, e non riescono quasi mai a emergere con la forza necessaria per lasciare il segno. Non mancano però brani trascinanti e carichi di potenza rock: vale la pena dare una chance a “Honey”, “Man Of The Hour”, “American Spirit” e “Superstar”.
A tratti l’album risulta essere troppo elaborato e patinato, quasi come se Carter volesse abbandonare definitivamente le ormai lontanissime radici punk per cercare di conquistare un pubblico più ampio e meno esigente, quello delle radio mainstream. Un peccato, perché Carter ha dimostrato in passato di saper scrivere canzoni potenti e coinvolgenti, senza rinunciare alla sua personalità e alla sua originalità.
“Dark Rainbow” è quindi un disco che merita di essere ascoltato ma non soddisfa del tutto le aspettative che, almeno per quanto mi riguarda, erano abbastanza alte dopo il buon “Sticky” di fine 2021. Il talento e la versatilità di Frank Carter e Dean Richardson sono in bell’evidenza in un lavoro che, nonostante un sound solido e variegato, sacrifica un po’ di anima e di passione per inseguire una ricetta meno particolare ma più raffinata ed elegante.