Sarah Assbring è un’artista che vive in simbiosi con la musica che compone. Carriera ormai solida e mai prevedibile tra alt pop, dark pop, elettronica suddivisa in sette dischi (“Look! It’s El Perro del Mar!”, “From the Valley to the Stars”, “Love Is Not Pop”, “Pale Fire”, “KoKoro”, “We Are History”, “Free Land”) due colonne sonore (“Four Little Adults” e “Object Permanence”) e “Riptide” performance di danza coreografata da Hlín Hjálmarsdóttir.

Credit: Joseph Kadow

“Big Anonymous”, primo album per la City Slang, affronta temi importanti (morte, lutto, perdita) affidandosi a contrasti netti, assoluti. L’elettronica e il sobrio violoncello  di “Underworld”, il minimalismo sonoro di “Suburban Dreams” (beat, synth e la voce di Sarah) la spettrale “Cold Dark Pond”, lo strumentale “The Truth The Dead Know” (titolo dell’omonima poesia di Anne Sexton) veicolano una sofferenza profonda, la stessa dell’elegante “In Silence”.

Dolore che fa riflettere come in una “Between You And Me Nothing” minimale ed evocativa, mentre l’atmosfera cambia decisamente in “Please Stay” e “One More Time” che sono versioni più mature degli esordi a nome El Perro Del Mar, con melodie vocali ariose e vicine al pop raffinato in due dei brani più apertamente nostalgici e malinconici scritti dalla Assbring.

La magnetica “Wipe Me Off This Earth” s’inoltra effettivamente nel lato più gotico del pop mentre “The Kiss Of Death” co – prodotta da Vessel col suo mare di sintetizzatori prima taglienti poi synth pop è un ritorno alla vita e alla luce, in chiusura di un disco che non rinuncia a influenze horror nei video tratti da un cortometraggio scritto da Sarah, Nicole Walker e dal fotografo Joseph Kadow.

Inafferrabile e talentuosa come solo la connazionale Fever Ray sa essere, Sarah Assbring si concede un viaggio “into the Underworld and back” e regala un album crepuscolare, vulnerabile, di cristallina umanità, tra inferno e paradiso, ulteriore conferma del potere della musica intesa come sopravvivenza e alternativa al silenzio.