Il tempo se ne frega, se ne frega di noi, delle nostre occasioni perdute, delle nostre rivelazioni improvvise, degli orizzonti liberi o dei muri di cemento nei quali, purtroppo, ci imbattiamo. Ed è così che, intanto, “L’Amore non è bello” compie quindici anni, ma le sue riflessioni rimangono attuali, nonostante la digitalizzazione estrema e forviante delle nostre esistenze e nonostante la frequente e minacciosa attrattiva offerta dalle intelligenze artificiali, che, al momento, però, restano, fortunatamente, ancora sufficientemente lontane dai messaggi ironici e dalle narrazioni introspettive che il cantautore emiliano ci ha donato in questo disco.
Un disco che, come il tempo, ci raggiunge e ci passa oltre, con i suoi lati oscuri, con il suo surreale romanticismo e le sue disincantate melodie; melodie che hanno il potere di farci riconoscere quali siano le idee e i sentimenti importanti, quelli ai quali – nel silenzio dei nostri pensieri notturni – restiamo aggrappati, nonostante gli abiti, le maschere, gli atteggiamenti o gli schemi che, di volta in volta, di anno in anno, castrazione emotiva dopo castrazione emotiva, questa società, delle illusioni tecnologiche e delle involuzioni tecnocratiche, ci impone. Ci spingiamo, intanto, sempre più, verso la resa incondizionata ad un eterno ed alienante presente che, dietro i suoi miti di perfezione, di bellezza, di sanità e di buonismo politico, nasconde i denti aguzzi ed affilati con i quali azzanna i più fragili, i più deboli, i più poveri, i più emarginati, tutti quelli che ritiene essere sacrificabili.
Dente ci riporta, nel suo tour, ad un’epoca nella quale la visione unidirezionale e mainstream dell’arte, della musica, delle relazioni umane, del lavoro, della scuola e della politica, non aveva ancora preso il totale controllo delle nostre vite, ma la direzione, nella quale ci stavano pressando, era già evidente allora, ma, molto probabilmente, demmo nomi sbagliati a cose – intenzioni, congetture, costruzioni – che, invece, erano tutt’altro. Ed anche l’amore, l’amore cantato in questo tour evocativo, l’amore che si respira tra i vicoli nascosti e le minuscole stanze raccontate da queste canzoni, nascondeva e continua a nascondere anche oggi, un’ostilità ed un rancore, nonché un becero desiderio di appropriazione e di occupazione, che Dente ci esorta a riconoscere ed estirpare, perché, solamente così, potremo davvero essere in grado di amare qualcuno, senza trasformaci in quel veleno mortale che può solo distruggere. Non ci resta, dunque, che scegliere di cambiare e lasciare entrare, nella nostra quotidianità, queste storie musicali, con la loro semplicità, il loro impegno e la loro bellezza, una bellezza vera che cambia, si trasforma, si ammala, invecchia, impara ed insegna.