Prima di iniziare è necessaria una doverosa personale premessa, io faccio parte di quella categoria di ascoltatori dei CCCP della prima ora, in un periodo nel quale, dopo aver letto qualche recensione, si andava nei negozi di dischi e si metteva sul piatto qualche disco per un veloce ascolto e poi, date le mie esigue finanze da studente universitario ne compravo solo uno.

Credit: Michele Lapini

Non avevo letto nulla sui CCCP ma tra le novità arrivate c’era questo ” 1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi – Del conseguimento della maggiore età”, primo ascolto e subito fulminato, non serviva ascoltare altro solo tirare fuori i soldi.

Di cosa erano e rappresentarono, almeno per me, ne parlerò in un futuro articolo quando ripercorrerò la loro storia, per ora meglio concentrarmi su questa celebrazione partita con la mostra “Felicitazioni – CCCP Fedeli alla Linea 1984-2024”, un omaggio che fa rivivere la loro storia nel quale si inserisce anche questo album live.

Una bella operazione commerciale studiata nei minimi particolari (sia chiaro nulla di male) nella quale si colloca anche questo concerto dei loro inizi recuperato da un nastro AMPEX e del quale Giovanni Lindo Ferretti ci ha raccontato in conferenza stampa con tratti epici le sue vicissitudini, passato dall’essere ritenuto irrecuperabile a trovare chi con artefatti alchemici lo ha fatto resuscitare.

In tutto questo hanno anche annunciato a sorpresa, ma non troppo, una specie di reunion che si concretizza in una serie di concerti, e questo devo dire che mi provoca sensazioni strane, non amo particolarmente quando band che ho amato dopo tanti anni si riformano ma nel caso dei CCCP devo dire che si va oltre, vederli sul palco mette proprio tristezza (diversi anni fa avevo ascoltato live Giovanni Lindo Ferretti e la sensazione era stata la stessa).

Non mi mette tristezza tanto vedere la benemerita soubrette Annarella Giudici attraversare il palco con la bandiera del Partito Comunista Italiano, o il mitico artista del popolo Danilo Fatur che arranca (Vota Fatur Vota Fatur Vota Fatur Vota Luca Mangoni) e neanche il “mi rimangio tutto quello che ho detto e fatto” di Giovanni Lindo, quello che mi fa veramente tristezza è vedere sul palco una parodia di se stessi, come fosse li ad esibirsi la caricatura di quello che erano i CCCP.

Vale la pena andarli a vedere? Personalmente non ce la farei proprio, ma da come sono andate le vendite dei biglietti sembra proprio che la risposta del pubblico sia stata diversa e incredibilmente pronta, così ecco che tante persone vanno a vedere il “Wild West Show” di Buffalo Bill, mentre l’epopea della frontiera selvaggia è ormai morta si accontentano di vedere una recita.

Un discorso a parte vale per questo “Altro che Nuovo Nuovo” che ha un valore nel farci ascoltare i CCCP in un live che anticipa le loro uscite discografiche e che fotografa una band che aveva già in cantiere i brani che poi li avrebbero resi grandi, un album che beninteso suona come un bootleg registrato bene, nulla di più, e ci fa ascoltare anche un paio di inediti “Onde” e “Oi Oi Oi” che non sono niente male (se vogliamo possiamo anche metterci “Sexy Soviet” anche se la troviamo in “Canzoni Preghiere Danze del II Millennio – Sezione Europa” come “B.B.B.”) .

Ci testimonia come il 6 giugno 1983 in via Candelù a Reggio Emilia andavano in scena i primi CCCP che già mostravano di avere parecchi brani già pronti che una volta risistemati andranno in parte a finire nei loro primi Ep “Ortodossia” e “Compagni, cittadini, fratelli, partigiani” e sul loro primo lavoro, questo album lo testimonia e in un certo senso il suo valore e significato è tutto qui.

Sicuramente un aspetto interessante è la presenza della batteria di Agostino Zeo Giudici, fratello di Annarella, che verrà poi sostituita da una batteria elettronica e di Umberto Negri al basso, stranamente escluso da questa festa.

“Altro che Nuovo Nuovo” è un album che si può anche aggiungere alla propria collezione, in fondo è una specie di ricordo storico dei loro primi concerti, una sorta di reperto archeologico emerso dal nulla, ma che non va oltre un paio di ascolti, se proprio ho voglia di riascoltarli meglio tirare fuori i loro vecchi vinili oppure, se proprio devo, “Live in Punkow”.