Regola numero uno: raccontare del nuovo album di Alexandra Ashley Hughes, alias Allie X, significa non farsi fuorviare troppo dall’emblematico titolo. O, almeno, provarci. “Girl With No Face”, infatti, ci parla di “una ragazza” che di “volti”, in realtà, ne possiede a bizzeffe e tutti (o quasi) piuttosto affascinanti.
Già. Perché il terzo disco dell’artista canadese è un lavoro dannatamente cool, spregiudicato, dove la nostra si diverte a saccheggiare un decennio – quello degli oramai onnipresenti Anni Ottanta – che negli ultimi cinque anni è stato riletto, da più parti, attraverso tutte le sue sfaccettature più recondite. “Weird World”, per esempio, riesce ad unire alcune vibes della Kate Bush di metà eighties, per l’appunto, con un sound che ricorda (molto da vicino) l’epopea electro-pop di Marina And The Diamonds e della sua opera più sgargiante, quel “Froot” che tanto esaltò pubblico e critica dieci anni or sono (come passa il tempo, sigh!). Poco male.
Perché il synth-pop a tinte dark di Allie X giammai smarrisce la propria, solida credibilità, neanche quando potrebbe perdersi tra i meandri impervi del già sentito. E la (bella) title-track, in tal senso, ne è un esempio lampante. “Off With Her Tits”, invece, è una sorta di mix fra gli Eurythmics dei primi tre album (“Touch”, soprattutto) ed i Bronski Beat di “The Age of Consent”. Va da sé, naturalmente, che anche quando prova a metterci del suo, la cara, vecchia Allie si distingue per una certa dose di originalità – ai limiti della “sfacciataggine” – che non è mai fine a sé stessa. Anzi.
Basti ascoltare le note scanzonate della surrealissima “Galina” per capire come (e quanto) la Hughes riesca a prendersi maledettamente sul serio pur senza esserlo veramente. “Girl With No Face”, in pratica, è una sorta di trattato enciclopedico sugli Ottanta, realizzato, però, con il mood disincantato (ma frivolo) di chi, quegli anni così colorati, non li ha nemmeno vissuti. Non è proprio questo, del resto, il fascino – neanche tanto velato – del suddetto revival perenne?
E se “Hardware Software” è Grimes che incontra Allie X (o viceversa, fate vobis), “Black Eye” – forse il vero highlight del disco, almeno per chi scrive – è un evidente, evidentissimo omaggio ai New Order dei tempi d’oro. Poco da dire. “Saddest Smile” e, soprattutto, “Truly Dreams”, concludono in maniera dignitosa un album che si innalza al di sopra della sufficienza, ma che non riesce a spiccare quanto dovrebbe.
Sì. Perché pur essendo un disco di tutto rispetto, prodotto, tra l’altro, in maniera impeccabile (dal buon Lecomte De Brégeot), “Girl With No Face” ci consegna una Allie X un po’ (troppo) omologata a ciò che offre il panorama odierno del mainstream musicale. Sia chiaro: non si tratta di un’opera banale o priva di idee – affermare ciò, infatti, significherebbe smentire quanto scritto sin qui- ma di un disco in cui l’artista americana avrebbe potuto spingersi ancora oltre per provare a sorprendere maggiormente chi ascolta.
Non un passo indietro, dunque, ma neanche un deciso scatto in avanti.