Credit: Chris Shonting

Un festival in perenne evoluzione che fin dalla sua nascita non smette di alzare la posta in gioco, rimettendosi sempre in discussione ma rimanendo fedele allo spirito originario: quello di celebrare, la primavera come attitudine, la fioritura come visione del mondo, la rinascita come risposta alla decadenza. A prescindere dal periodo dell’anno. Nel segno della leggerezza, dell’apertura, della solarità.

Giunto alla sua XIII edizione, torna il 13 e 14 settembre negli spazi en plein air degli Studi di Cinecittà, Spring Attitude, il festival internazionale di musica e cultura contemporanea che in questi anni ha cambiato il profilo culturale della Capitale, proiettandola al fianco delle grandi città del mondo che ospitano gli artisti più ricercati e riverberano dei suoni più innovativi. Per il terzo anno consecutivo, Spring Attitude trasformerà così un luogo storico della creatività italiana, situato in una periferia densa e dal tessuto complesso, in un avamposto di stile, ricerca artistica, benessere collettivo. Dal primo pomeriggio a notte fonda.

Lo slacker-rock intriso di spirito anarchico ed estetica lo-fi della band britannica Bar Italia e il vertiginoso sound del nuovo nome di punta della Ninja Tune Barry Can’t Swim, osannato dalla BBC, corteggiato dai più prestigiosi festival internazionali e con numeri da capogiro sulle piattaforme. L’elettronica colta e immaginifica del duo francese The Blaze al fianco dell’ambient misterica, ancestrale e futuribile di Daniela Pes e il modernismo in chiave AI elaborato sulle coste della Normandia dai Jersey. Il minimalismo illuminato dall’aurora boreale dei Kiasmos, il progetto cult di Ólafur Arnalds e Janus Rasmussen che dopo una lunga assenza torna ad esibirsi dal vivo per un serie di esibizioni segnati da una spasmodica attesa. Il cantautorato groovy e cosmopolita di Marco Castello ma anche l’avanguardia visionaria dei Mount Kimbie, che in occasione del loro ultimo album si sono fatti un giretto in California per tornare con un’elettronica contaminata da sonorità indie e atmosfere shoegaze. La techno politica e militante della dj e producer femminista palestinese Sama’ Abdulhadi e le follie post-punk degli svedesi Viagra Boys, bizzarra formazione che è prima di tutto uno specchio deformante (?) della nostra società.

Questa la prima parte di un programma che nelle prossime settimane si arricchirà ulteriormente, rivelando qualche sorpresa di non poco conto.

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