“Channels”, il debutto dei Punchlove, si inserisce alla perfezione nel tessuto del revival shoegaze in atto, portando con sé un’aria di rinnovamento che non stravolge, ma piuttosto arricchisce il genere. La band, originaria di Brooklyn, ha saputo crescere da un modesto duo nato in “cameretta” (Jillian Olesen e Ethan Williams i membri fondatori) a un quintetto che non teme di sperimentare e di spingersi oltre i confini tradizionali dello shoegaze che, come sapranno i ben informati, sta vivendo una seconda giovinezza grazie a TikTok (per quanto assurdo possa sembrare).
L’album si muove tra le nebbie del passato e le luci del presente, con tracce che oscillano tra l’immediatezza di un indie rock melodico ma profondo, l’impeto di un grunge alla Smashing Punpkins e la fermezza dell’alternative metal più moderno e deftonesiano. “Breeze”, “Screwdriver” e l’emozionante “Guilt” sono esempi lampanti di queste fusioni, dove la melodia si intreccia con un’aggressività più o meno controllata, creando un contrasto che è sia sorprendente che familiare.
D’altra parte, “Pigeon” e “Corridor” ci offrono un rifugio tranquillo, quasi meditativo, dove la band esplora la dimensione più eterea e psichedelica dello shoegaze. E poi c’è “Dead Lands” che, con la sua sognante purezza, ci riporta alle origini del genere, ricordandoci del perché ci siamo innamorati di queste sonorità uniche.
“Channels” non cerca di essere rivoluzionario, ma piuttosto di offrire una nuova prospettiva su un linguaggio musicale che continua a evolversi. I Punchlove hanno dimostrato di avere le carte in regola per lasciare un’impronta nel mondo dell’alternative, e questo album è un passo sicuro verso quella direzione. Un lavoro solido, che si fa apprezzare per la sua capacità di essere contemporaneamente confortante e stimolante, e che sicuramente troverà un posticino nel cuore degli appassionati della nuova ondata shoegaze.