C Turtle sono una band londinese nata dal progetto solista di Cole Flynn Quirke a cui si uniscono Mimiko “Mimi” Mcveigh (voce e chitarra), Finlay Burrows (basso) e successivamente il batterista Jimmy Gurvercin.
“Expensive Thrills” va quindi considerato il primo vero e proprio album della band che si è fatta conoscere bazzicando il palco del Windmill di Brixton e qualche partecipazione ai festival londinesi che vanno per la maggiore.
Un album registrato in pochi giorni presso gli Abbey Road Studios estraendo quel suono grezzo e di bassa qualità che caratterizza gli undici brani del disco. Le prime esperienze di registrazione casalinga di Cole utilizzando un Tascam 4 tracce vengono quindi mantenute ignorando intenzionalmente la strumentazione di uno studio di registrazione così importante.
In poco più di mezzora di ascolto potremmo trovarci di fronte al classico dilemma che contraddistingue questo tipo di band: amarli o prendere altre strade in cerca di melodie più docili e accondiscendenti.
Si, perché I C Turtle non si preoccupano d’inserire intermezzi puramente sperimentali nella loro scaletta. Nella seconda parte del disco ci imbattiamo in “Shooby”, un miscuglio di voci e risatine che precede “Harry Who Knew How To Fly”, brano modesto e casalingo registrato da Cole con il famoso 4 tracce, forse per dimostrarci che la batteria non è di certo il suo strumento prediletto!
Come se non bastasse “Sniffing The Jesus Hole”, con i suoi oltre sei minuti di rumori e suoni sperimentali, risulta il brano di gran lunga più lungo del lotto.
Fortunatamente la band londinese ha molte altre carte da giocare. La passione per i Sonic Youth di Cole e Burrows, il cantato urlato alla Francis Black con i cambi di ritmo che tanto ci piacciono nei Pixies e nei Weezer (“Ex Athlete”, “Shake it Down”), le sonorità drammatiche e pesanti di un grunge sempre attuale (“Have You Ever Heard A Turtle Sing?”) rendono giustizia alla band. “Melvin Said This”, un brano schietto e dalla melodia briosa e accattivante si scontra con i toni più dimessi e tragici della conclusiva “More Insects”, di “Expensive Thrills” e di “How Many Birds”.
Accogliamo positivamente quest’album di una band che non sembra prendersi molto sul serio. Al di là di alcuni brani che sembrano solo momenti di spasso e distrazione (per loro…) ci sono ottimi spunti che ci fanno ben sperare per le prossime “costose emozioni”.