Non mi dispiace affatto questo album dei tedeschi YEAHRS che si dimostra perfettamente integrato con la scuola di uno shoegaze oscuro e ipnotico. La band è capace di lasciarsi andare a suite con i ritmi bassi in cui ci sentiamo avvolti dalle chitarre, una cadenza che ci cattura, ma nello stesso tempo mantiene un profilo che a tratti si fa realmente solenne, devoto sia ai classici ma anche alle formazioni che negli anni 2000 hanno portato avanti questa tradizione sonora. Le chitarre e i suoni sono molto pieni, saturi ma non c’è mai la volontà di rimepirci le orecchie, perché vengono sfruttati a dovere anche i momenti in cui la calma precede la tempesta e poi le melodie arrivano, eccome se arrivano.

Quando dico solenne mi riferisco ad esempio a un brano come “Rebounds” con queste voci che sembrano un coro e la chitarra a dare la linea guida, prima che poi entri tutta la band con imponenza quasi sacra. Una canzone pazzesca.

Benchè i nostri prediligano i mid-tempo, eccoli pronti a colpirci violentemente con un brano come “It Never Leaves Me” in cui tutta la sacralità di cui parlavo prima diventa quasi rabbia blasfema, pulsante, che incute timore.

Occhi aperti che a Berlino c’è un quartetto da tenere sott’occhio.

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