Percorso interessante quello dei siciliani Miqrà autori nel 2017 di un buon esordio intitolato “Ultimo piano senza ascensore” scritto tra Catania, Roma e Siracusa. La band che ruota sempre attorno alla voce e ai testi di Giovanni Timpanaro ha visto nel frattempo entrare in formazione il batterista Alberto Mirabella, che si unisce al polistrumentista Mario Giuffrida e a Gaetano Santagati a chitarre e lap steel.
“Amor Vincit Omnia” prodotto proprio da Santagati vede i Miqrà allargare i propri orizzonti musicali abbracciando stili diversi, non solo rock dunque ma anche blues, folk in un lavoro che celebra l’impegno collettivo. Le note dolci-amare di “Fuori Tempo” con archi e chitarre, un finale in crescendo, la grinta di “Per Farti Dormire”, il singolo “La Catastrofe In Me” fanno capire che ci troviamo di fronte a un disco maturo.
Spoken word melodici e taglienti – “Un’infinità Di Meno” e “Alice” – si alternano a momenti introspettivi e poetici come “Giorni Invisibili”, le chitarre riflessive di “Niente” e quelle rumorose, distorte di “Ossa”, vera cavalcata rock dell’album, attirano l’attenzione come il piglio deciso di “Ultimo Frammento” del resto.
Amore bandito e ritrovato nel mondo dei Miqrà che chiudono con un ultimo giro di giostra, una versione accorata di “Stranizza D’Amuri” e la dolce “Calicanto” a ritrovare la Sicilia e la sensualità. “Amor Vincit Omnia” un titolo che è più di una speranza dunque ma una dichiarazione d’intenti, una volontà espressa e tenace in dodici brani ben arrangiati e dolenti, sfrenati e umani, dove il cantautorato si fonde con il rock d’autore e la voglia di suonare.