Potevamo farci scappare l’occasione di scambiare due parole con i La Sintesi (Lele Battista, Giorgio Mastrocola, Giuseppe Sabella e Michele Sabella)? Assolutamente no! Il loro ritorno è stata una di quelle notizie che ci ha davvero colpito positivamente. 2 nuovi brani (“Stravinskij” e “Finale”) usciti in un 12″ limited edition e una storia che sembrava conclusa con il disco “Un Curioso Caso” del 2002 (che seguiva l’esordio “L’Eroe Romantico“, 1999), che, invece, riprende. Hai voglia tu a non avere cose da chiedere…
Beh, ragazzi, bentrovati. La domanda iniziale può sembrare banale, ma è davvero la prima curiosità che mi ha attraversato la testa mentre ascoltavo i due nuovi brani: i la Sintesi sono tornati “per restare” o è giusto una “toccata e fuga”, come ad esempio gli Scisma un po’ di anni fa?
La réunion nasce con il semplice desiderio di fare un nuovo brano assieme dopo anni, senza nessuna pretesa o progetto a lungo termine. Poi i brani sono diventati due su richiesta di Saifam Music, l’etichetta che ha creduto in questo progetto, perché serviva un lato B da inserire in un 45 giri. Tornare a lavorare assieme è stato emozionante e divertente, quindi non escludiamo che da questa operazione ne possano nascere altre.
I dischi ristampati hanno riacceso la miccia per la band e ora un 12″ con i due brani nuovi…è proprio il caso di dire “galeotto fu il vinile“! Mi piace molto che la nuova storia dei La Sintesi sia ripresa all’ombra delle ristampe del passato e continui ora proprio con un nuovo vinile. Che ne dite?
Non avevamo prima d’ora mai avuto l’opportunità di avere la nostra musica stampata su vinile, la nostra generazione è quella dei CD, il vinile è più legato all’infanzia, alla scoperta della musica, e quindi ha un fascino incredibile per noi. La decisione di pubblicare solo in vinile è stata di Saifam, e noi crediamo sia una scelta giusta, non avendo la possibilità di fare milioni di stream, è l’unico modo per cercare di rientrare dell’investimento economico. È una scelta politica, per fare capire che attorno alla musica lavorano dei professionisti e realizzare musica a livello professionale ha un costo.
Com’è stato ritrovarsi in studio per i due nuovi brani? Un po’ di emozione particolare?
Il lavoro è partito in sala prove, la dimensione con cui siamo cresciuti e in cui ci siamo sempre trovati a nostro agio, abbiamo suonato e risuonato i brani prima di entrare in studio, in modo da acquisire la giusta padronanza prima di inciderli, cosa che riteniamo fondamentale per un genere suonato come il nostro. Il produttore che abbiamo scelto, Davide Ferrario, è stato fondamentale, ci ha costruito addosso un nuovo suono, ispirandosi al progetto The Smile, e ci ha seguito e guidato in ogni fase della lavorazione, dalla sala prove al mix finale.
Adoro entrambi i vostri dischi, l’esordio raffinatissimo e dal taglio quasi new wave e quello successivo, più smaccatamente pop, con tratti quasi “battistiani”. Mi chiedevo se, per l’approccio ai nuovi brani, ci fosse stato un pensiero o un confronto con il passato, tipo “cerchiamo di riprendere qualcosa che suoni La Sintesi” o, anzi, al contrario, “puntiamo a qualcosa di nuovo“…
Cercavamo qualcosa di nuovo, sia nella scrittura che nel suono, di non essere troppo nostalgici, e abbiamo trovato nella collaborazione con Andrea Martinelli come autore e in quella con Davide Ferrario come produttore due fonti di energia e di innovazione. Poi è divertente il fatto che quando abbiamo iniziato a fare ascoltare il lavoro ad amici la reazione è spesso stata: “ah ma si sente che siete voi , sono brani in perfetto stile La Sintesi“.
“Finale” parla di due amanti e di un rapporto che viene analizzato, ma mi piace anche vederla come la necessità personale di tracciare un bilancio. Vi è mai capitato in questi anni di fare un bilancio dell’esperienza dei La Sintesi così come avviene nel brano con questa coppia? Qual è stato il risultato?
Di bilanci se ne fanno spesso e forse anche troppi, è stato semplicemente il lasciarci andare alla voglia di celebrare la nostra amicizia e fare musica assieme senza troppe menate ad averci fatto ritrovare.
Mi piace quel taglio “scarno” di “Stravinskij”. Posso dire che in questi due brani mi sembra che la parte del leone la faccia la parte ritmica, magari è solo una mia impressione ma a me pare che basso e batteria siano realmente in evidenza, forse come non mai. Che ne dite?
Non è un progetto cantautorale, in fondo è musica rock, suonata, ma tutti noi nei nostri ascolti abbiamo influenze di musica elettronica, in cui la ritmica spinge, e quindi è inevitabile che si ritrovi questo approccio nella produzione, Davide Ferrario e Max Lotti, il fonico che ci ha seguito in questo percorso, sono in perfetta sintonia con questa visione.
L’onda lunga (e la visibilità) di Sanremo, in questi anni, tra canzoni, Amadeus, chiacchiere e polemiche è stata decisamente importante. C’è da dire che i gruppi presenti sul palco ne hanno tutti più o meno beneficiato. Certo, i tempi cambiano, però vi capita ogni tanto di ripensare alla vostra esperienza su quel palco? Se non erro a presentarvi c’era un “mostro sacro” come Pippo Baudo, o sbaglio?
Ogni anno in occasione di Sanremo finiamo in qualche articolo o classifica in cui si ricordano i brani più strani presentati a Sanremo e siamo orgogliosi ancora oggi, dopo oltre vent’anni, di avere portato su quel palco un brano particolare come “Ho mangiato la mia ragazza”, è stata una scelta originale di cui non ci siamo mai pentiti.
Pure Morgan ricorre, ancora, spesso nei media. Lui vi è capitato di rivederlo, magari ritornando a parlare del suo lavoro per il vostro primo album?
Con Morgan il rapporto non si è mai interrotto, la nostra storia è legata a lui, l’idea di portare a Sanremo “Ho mangiato la mia ragazza” arriva da lui, che è riuscito a convincere Sony a credere in un’operazione abbastanza folle. Morgan è un grande artista, unico nel nostro tempo, mai abbastanza celebrato e riconosciuto.
Io vi ringrazio ragazzi per questo veloce scambio di battute, chissà che non ci si risenta tra un po’ per parlare addirittura di un disco nuovo. Mi farebbe davvero molto piacere. Mi chiedevo se, in conclusione, vi andasse di citarmi quali sono i brani, dai due album a cui siete più legati, uno per disco. Io, da par mio, dico “Scegliere” per il secondo album, per una melodia assolutamente impeccabile, e per l’esordio vado con il rock sfacciato di “Curiosità”, anche se la title track…beh..che canzone!!!
“L’abbraccio” è la canzone che apre il nostro album d’esordio, “L’impronta” è quello che chiude il secondo e ultimo album, sono due canzoni a cui siamo molto legati , e il fatto che occupino quelle posizioni nella scaletta non è affatto casuale.