Che strana la vita. Stavo per mettermi ieri a scrivere di questo disco ed ecco la notizia della scomparsa di Steve Albini. Pare non esserci un senso in quello che dico e invece c’è, visto che il buon Steve, nella sua lunga carriera, ha avuto modo di incrociare i The Auteurs nella realizzazione del loro terzo album “After Murder Park”, proprio il disco che venne dopo questo “Now I’m A Cowboy”, che invece vede come produttore il più morbido e raffinato Phil Vinall.
I The Auteurs guidati dalla penna sarcastica e sprezzante di Luke Haines avevano ben fatto parlare di sè con l’esordio “New Wave” e quindi era tempo di confermare che tutte le belle parole spese per quel disco avessero un reale fondamento. Non dimentichiamo che, addirittura, i The Auteurs erano stati messi, dalla stampa britannica, in prima fila nella ‘controrivoluzione made in UK’ alle chitarre grunge e quindi una certa attesa c’era, eccome.
A Luke Haines viene lasciata, dalla casa discografica, una buona libertà di manovra, con l’unico mandato di tirar fuori almeno un paio di singoli decisamente radiofonici, cosa che farà alla grande con il taglio rabbioso e aggressivo di “Lenny Valentino” e poi con la raffinata e melodrammatica “New Frech Girlfriend”, in cui ancora compare una bella chitarra ruvida e glam.
Haines non abbandona la strada elegante e suggestiva dell’esordio e porta avanti, potenziandole musicalmente, quelle suggestioni amare e decadenti, imbevute di polvere di stelle ormai spente. Una wave barocca e mai banale, con Bowie a fare da linea guida, senza dimenticare la preziosa lezione di Marc Bolan: il suono si fa ricco, prodotto in modo chiaro e limpido e ben arrangiato grazie all’uso degli strumenti ad arco, ma la band non dimentica per strada le distorsioni chitarristiche (“Modern History”), che ben si accompagnano a momenti più dolci e poetici, in cui la pulizia della chitarra è spesso accogliente (“The Upper Classes”).
Niente male anche la semplicità pop di “Chinese Bakery” e l’intensa “Undergound Movies” che gioca la sua cupa partita nel dialogo tra piano e violoncello.
Quasi avesse preso spunto dal nostro Verga, Haines non racconta certo dei vincitori, ma con la sua solita disillusione va ad accendere i riflettori sui vinti, in un disco che si dimostra degno successore e continuatore delle tematiche e del sound dell’esordio, prima della “rottura” operata dall’arrivo di Albini con il terzo album.
Pubblicazione: 9 maggio 1994
Studio: Townhouse, Protocol, Milo
Genere: Alternative rock, indie pop, baroque pop
Lunghezza: 41:42
Label: Hut
Produttore: Phil Vinall, Luke Haines
Tracklist:
Lenny Valentino
Brainchild
I’m a Rich Man’s Toy
New French Girlfriend
The Upper Classes
Chinese Bakery
A Sister Like You
Underground Movies
Life Classes / Life Model
Modern History
Daughter of a Child