Credit: Michele Sanseverino

Qual è lo scandalo?

Non è, ovviamente, quello che accade sul palco o in platea, mentre i Baustelle suonano i brani, nuovi e vecchi, inseriti in “Intimo Sexy”, il loro nuovo show live, ma quello che accade all’esterno dei teatri, dei club, dei centri sociali, delle sale concerti, dei bar, dei cinema e di qualsiasi altro luogo, di aggregazione e di partecipazione, nel quale le persone possano ancora incontrarsi, conoscersi, parlarsi, confrontarsi e condividere le passioni comuni.

Lo scandalo è là fuori, dunque; lo scandalo sono le continue guerre, le morti, le devastazioni, le perdite e le sofferenze che, quotidianamente, osserviamo sugli schermi delle nostre TV, degli smartphone o dei tablet.

Lo scandalo è l’assuefazione alla disumanità di questi assassini, di questi criminali che, in nome delle proprie ossessioni personali di potere e di quelle che sono, solamente, delle visioni tossiche e depravate di Dio, della fede, della patria, della famiglia o della nazione, non esitano a compiere i più efferati e abietti atti di violenza contro individui, per lo più, inermi ed indifesi.

Quegli specchi posti ai lati del palco, nella prima parte dello spettacolo, e, successivamente, nella seconda parte, più intima e raccolta, spostati alle spalle della band toscana, ci invitano a guardare dentro di noi, a riflettere su quello che siamo diventati, soprattutto sul fatto che, una volta privati delle nostre maschere, dei nostri bei vestiti, delle nostre diavolerie tecnologiche di ultima generazione, delle nostre patologie social, noi siamo esseri umani; noi siamo, in tutto e per tutto, identici alle persone più sfortunate che patiscono un’esistenza scandita dalle bombe, dai missili, dai droni, dalle sirene, dagli agguati, dagli attacchi terroristici, dalle invasioni di eserciti stranieri, nonché da una visione politica del mondo reale, iniqua e neo-colonialista, che pretende che una minoranza detenga il controllo dei beni e delle risorse, mentre tutti gli altri siano costretti a rischiare la propria vita per attraversare un deserto, un confine minato, un muro elettrificato, un mare – il nostro mare – solamente per garantire a sé stessi, alle proprie famiglie, ai propri cari, delle condizioni di vita più umane e, magari, un futuro più stabile, più sereno e, soprattutto, più pacifico.

Nelle atmosfere mature e consapevoli dei Baustelle, nel triplice percorso sonoro proposto – dapprima più scintillante ed estroso, poi più intimo e meditativo ed, infine, più partecipato, più collettivo, più rockeggiante e più desideroso di creare un fronte comune di resistenza umana con il proprio pubblico – c’è la volontà di trasformare la musica in un approccio diverso alla quotidianità, più propositivo, più critico, più attento ai sentimenti, agli eventi e ai fatti che accadono intorno a noi.

Questo spettacolo, con canzoni ormai leggendarie, come “La Canzone del Riformatorio” o “Charlie Fa Surf”, ed altre, come “Jackie” o “Andiamo ai Rave”, tratte dal loro ultimo album “Elvis”, si adatta, in maniera naturale, all’ambito teatrale. L’atmosfera, infatti, che si respira, infatti, anche nel teatro napoletano “Augusteo” è elettrica e spumeggiante; il pubblico segue con attenzione, partecipa, condivide gli stati d’animo, le riflessioni, le parole, cantando, sorridendo, urlando, facendo casino, ma anche rimanendo in silenzio, in assorta attenzione. Come quando, Francesco Bianconi, rievocando un’altra Italia, quella che, quarant’anni fa, assistette alla drammatica vicenda di Alfredino, a quel mai vissuto lieto fine che si trasformò, invece, nella brutale perdita di innocenza di un’intera generazione e, successivamente, dell’intera società, ci sottolinea come quel triste episodio sia stato, probabilmente, il primo evento di spettacolarizzazione mediatica. La prima dose di una droga di cui siamo tutti dipendenti, che ci ha portato all’odierna insensibilità, apatia, paura, diffidenza, scarso o nullo interesse verso la politica, facendo sì che ogni cosa apparisse precaria, temporanea, superficiale… ma, per nostra fortuna, c’è ancora il Primavera Festival, ci sono ancora i rave, c’è ancora qualche romantico in giro per le nostre città e c’è ancora Rachele Bastreghi con la sua dirompente energia.