Non proprio una visione in linea con la stagione primaverile, questa messinscena spagnola di un discussissimo caso di cronaca nera accaduto qualche anno fa in quel di Santiago.
Quando due genitori denunciano la scomparsa della figlia adottiva preadolescente, una volta rinvenuto il cadavere della poveretta, diventano gli indiziati principali dell’indagine della Guardia Civil.
Poco importa conoscere o meno l’esito delle indagini e del giudizio, io ad esempio ne ero al corrente, poiché la serie, giocando anche con un montaggio che offre diverse ricostruzioni della vicenda, piuttosto che sulla messinscena dei fatti insiste su quella del dubbio. Un pubblico ministero forse un po’ troppo zelante e convinto della sua idea dei fatti e i media perniciosi vengono infatti contrapposti a un avvocato difensore profondamente convinto dell’innocenza dei suoi assistiti. Così come mentre alcuni fatti pregressi all’omicidio, in effetti molto controversi, vengono confermati, le prove fornite dalle autorità indaganti non sono schiaccianti come l’accusa vorrebbe far credere.
I due protagonisti Tristan Ulloa e Candela Peña sono stati assurdamente bravi nel tratteggiare due protagonisti a loro volta estremamente dubbi, ingannevoli, difficili da leggere. Ora affranti, distrutti, ora colti di sorpresa nel guizzo di un sorriso mefistofelico. La Peña soprattutto, uscendo con convinzione dalla sua comfort zone da caratterista, ha offerto la prova della vita.
Molto bene anche Javier Gutierrez nel ruolo del PM, sempre più indubitabilmente tra i migliori attori spagnoli della sua generazione.
Francamente ho trovato sei episodi un po’ troppi, anche perché quelli centrali reiterano la proposizione degli stessi elementi, però tutto sommato non c’è nessuna lungaggine che faccia davvero cascare le palle. Qualcosa da ridire ce l’ho anche sulla parte processuale, non incalzante come vorrebbe. Ho invece apprezzato la messinscena in generale, molto sobria, da legal thriller duro e puro che mette i contenuti prima di tutto.