Mancava dall’Italia da parecchio tempo, Will Oldham, sicuramente più conosciuto con il moniker Bonnie “Prince” Billy, il quale ritorna, così, in Europa per diversi concerti e, appunto, anche nel nostro paese, dove saranno addirittura sei gli appuntamenti per ascoltare il songwriter di Louisville.
Detto questo Oldham è in giro per presentare, in teoria, l’ultimissimo lavoro uscito lo scorso anno, “Keeping Secrets Will Destroy You”, che è il solito, quanto ennesimo, tassello di una carriera lunghissima, prolifica come pochi, sviscerata sotto vari moniker, dagli iniziali Palace Brothers o music, allo stesso nome anagrafico e sicuramente il più utilizzato, quindi, Bonnie “Prince” Billy, ma fondamentalmente la ricetta non è mai cambiata, sin dal giorno zero, una raccolta infinita di ballate folk, del quale lui incarna assolutamente uno dei primatisti di genere di recente generazione.
Chi ama questo modo gentile e diretto di raccontare storie, non può non passare dalla sua musica, poco altro da aggiungere.
Anche l’ultima fatica ci porta nuovamente un artista fedele a se stesso, con un’inesauribile fonte d’ispirazione, apparentemente sempre uguale, da rodato marchio di fabbrica, in realtà, pare banale dirlo, trattasi, al solito, di canzoni ricche di sfumature e dettagli da scoprire ogni volta.
Ero assolutamente curioso di vedere colui che, giustamente, viene considerato come un punto di riferimento, uno dei numeri uno.
Lo stesso genere di per sé ha mille sfumature a seconda di come lo si incontri nella dimensione live, perché Bonnie “Prince” Billy ha fatto tour in differenti dimensioni, dal classico giro in solitaria, fino alla band con più elementi.
Nel nostro caso si è fatto accompagnare da un paio di musicisti, che in punta di piedi, hanno colorato le canzoni, con chitarra elettrica e strumenti a fiato.
Fatta questa premessa, va detto che il concerto mi ha, personalmente, un pò deluso, non tanto per la resa, prettamente acustica, che è stata in linea con le aspettative, ma la scelta di Oldham di rivisitare, in alcuni episodi, le melodie primordiali dei brani, quasi ad intepretarle ex novo. Questione di gusti sia chiaro, ma al sottoscritto piace sentire le canzoni, chiaramente non fotocopiate e fedelissime alla versione in studio, ma nemmeno così distanti dall’originale.
Da contraltare, non si può non certo dire di non essere davvero di fronte ad un gigante, ma non lo scopriamo certo oggi, siamo ad oltre ventisei anni da “I see a Darkness”, disco generazionale, imperdibile e ai piani alti di qualsiasi lista riepilogativa di sempre.
Addentrandomi nel racconto, non c’è il tutto esaurito in Santeria, ma comunque un buon colpo d’occhio, azzardo un 400 persone, “Prince” Billy comincia intorno alle 21,35 per chiudere poco dopo le undici, un’ora e mezza di folk senza risparmiarsi, con una verve da vero cantastorie, mettendo in fila una setlist a macchia di leopardo, passando da cose più recenti tratte dall’ultimo disco, a mio avviso molto ispirato, come “Bananas”, “Queens Of Sorrow” o “Blood Of The Wine” e capisaldi di una carriera lunghissima “I See a Darkness” rimane un manifesto eseguita a metà strada, o “Look Backward on Your Future, Look Forward to Your Past”, o la stessa “New Partner” immancabile divagazione nel mondo Palace, eseguita tra le prime.
Culto.