Ha dei difetti, delle imperfezioni, delle volte in cui la mano viene calcata un po’ troppo producendo delle esagerazioni maldestre. Ma mi è piaciuto tantissimo.
È meravigliosa l’idea di questa Roma stretta dalla morsa delle fiamme, che stanca di lottare si spegne a poco a poco, sfinita, un black out dopo l’altro. Teatro soffocante dell’ultima sortita, un adagio per l’appunto, di tre vecchi elefanti del crimine, intenti, mossi dagli ultimi barlumi di speranza, nel salvataggio del figlio di un di loro, e per suo mezzo di un po’ di futuro, costi quel che costi.
Debitamente sopra le righe, Servillo forse un po’ troppo in alcuni frangenti, i tre protagonisti e il cattivo Giannini danno vita a un quartetto di personaggi fumettoso, potente. Difficile da immaginare in un cinema italiano che non sia quello di Sollima, che ogni volta mi sembra, con tutti i pregi ma anche i difetti del caso, piú autore.
La cenere vola, l’elettronica languida dei Subsonica detta il ritmo liquido e lento come sudore che scivola sulla pelata cancerosa di Favino, guidandoci verso un finale all’insegna del sacrificio in nome di un futuro incerto, ma che forse vale la pena preservare.
Spoiler: sull’omaggio al Mann di “Collateral”, per mezzo della morte del personaggio di Giannini ho gridato.