L’improvvisa morte di Steve Albini getta inevitabilmente un’ombra di malinconia sul nuovo, energico, audace album degli Shellac, il primo in dieci anni per questo trio di animali da palcoscenico. L’attività live infatti, non necessariamente legata nel loro caso a uscite discografiche, ha reso familiari molti dei brani che vanno a comporre “To All Trains”.
Un disco che fin da subito si rivela solido, carico, ben suonato. Albini – Weston – Trainer al loro meglio. Sarcastici, taglienti, abrasivi si muovono tra noise e hardcore senza compromessi, liberi di osare visto che mai hanno considerato gli Shellac un lavoro come hanno ribadito nell’ intervista concessa a The Wire.
“WSOD” parte con lo stesso riff ripetuto all’ossessione e diventa una rabbiosa tempesta di rumore elettrico, “Girl From Outside” è minimale, granitica, tribale, fedele alla rodata versione dal vivo. Brani tiratissimi – “Chick New Wave” e “Scrappers” – il basso di Weston protagonista in “Tattoos”, Trainer che con la sua batteria trasforma “Wednesday” in un truce midtempo dark e gustoso.
“I am today yelling instructions to tomorrow” tuona Albini nello spoken word che accompagna “Days Are Dogs”, un minuto e quarantuno per dire tutto o quasi. Sintesi succinta e estrema come quella della divertente “Scabby The Rat” appena più lunga col suo essenziale minuto e quarantasei secondi.
Più strutturata “How I Wrote How I Wrote Elastic Man (Cock & Bull)” cantata da Weston, poi arriva “I Don’t Fear Hell” uno dei brani migliori degli Shellac anche qui fedele alla versione dal vivo con Albini che esclama ” If There’s A Heaven I Hope They’re Having Fun ‘cause If There’s A Hell I’m Gonna Know Everyone” e dopo un’ultima scarica di feedback cala il sipario. Silenzio dopo ventotto minuti di indomito, brutale, assordante rumore.
Una delle ultime immagini del coriaceo, caustico Steve l’ha regalata Jason Narducy, presenza fissa in molto alt – rock americano che stava registrando agli Electrical Audio meno di un mese fa: il sessantunenne Albini che aiuta la band di turno a scaricare e disporre amplificatori e strumenti con la solita cura maniacale del dettaglio, posizionamento dei microfoni incluso. Se stesso fino all’ultimo in studio e in questi dieci brani. Thank you, kindly Steve.