Nick Hudson continua a essere l’artista di culto per eccellenza, elogiato dalla stampa specializzata e dai colleghi che ne hanno a più riprese sottolineato la visionarietà e la forza creativa. “Kanda Teenage Honey” è una maratona di sedici tracce che si muove agilmente tra art – pop, metal, elettronica.
Tre anni dopo “Font Of Human Fractures” molto è cambiato per Hudson che si è trasferito da Brighton a Tbilisi (Georgia) in un momento storico cruciale come quello odierno.
Drammi personali e collettivi si intrecciano cancellando idealmente confini geografici e musicali con l’innata eleganza che contraddistingue un album che cerca di preservare l’innocenza, messa in pericolo da poteri opprimenti come Stato, Chiesa, con la guerra in Ucraina sottofondo costante.
Lo accompagnano nel suo viaggio ospiti del calibro di Toby Driver dei Kayo Dot, Stuart Braithwaite dei Mogwai, Stuart Dahlquist (Asva, Burning Witch, Sunn O))) Lizzy Carey (Bat For Lashes) Alfreda Benge, il compositore Christopher Nell.
Numerose ballate piano e voce, profonde, sincere: “For My Silence”, “This Heat”, “Hachiko” cantata a cappella, la nostalgica “Archipelago”, “Hunters”, “Ortolan” nata nello stesso monastero dell’Isola di Wight dove si è ritirato Scott Walker negli anni sessanta, la drammatica “Danube Blues” mostrano lo spessore vocale e interpretativo di un artista intenso e maturo.
Vulnerabili sono invece “In Praise Of Venerable Jorge” duetto con Christopher Nell e “Bad Ghost Vs Good Boy” dove domina la chitarra acustica.
L’altra anima di “Kanda Teenage Honey” è quella di “Sky Burial While Alive” con un uso non melodico degli archi e l’arrangiamento sperimentale, una canzone a forti tinte elettroniche come “Unspent Youth” impreziosita dalla voce del soprano Poppy Efemey, angelica almeno quanto tenebrosa si rivela “Catherine In The Curate’s Garden” .
“Seva” è il lato più eminentemente politico, uno spoken word affidato a un amico dissidente russo costretto a fuggire dopo aver collaborato con Alexei Navalny mixato con l’audio delle proteste di Parigi e nella capitale georgiana.
“Hollow Man” e “Bardo” vedono invece Hudson scatenarsi tra art – rock, metal, sperimentazioni sonore, armonie e distorsioni. Due brani che rappresentano al meglio il forte ecletticismo di un disco emotivamente complesso, coraggioso, che può essere tranquillamente considerato tra i migliori della carriera di Nick Hudson.