Chris Natividad (voce e chitarra) e Michael Lucero (voce e chitarra), entrambi di origine filippina, mossero i primi passi nella scena post punk di San Francisco. Uniti dalla passione comune per la musica e lo skateboard i due si trasferirono a Oakland dove, con il batterista Alex Shen e il bassista Andrew Oswald formarono i Marbled Eye.
Un paio di EP e l’atteso debutto nel 2018 con “Leisure” che li aveva consacrati come una delle più interessanti proposte della scena post punk non solo californiana..
“La fortuna può cambiare malamente” enunciava Mara Redeghieri degli Üstmamò: all’inizio fu il Covid che isolò i vari componenti della band, successivamente Andrew Oswald abbandonò nel 2022 privando il gruppo della componente di registrazione e produzione.
“Andrew aveva uno studio e produceva tutto, quindi quando ha lasciato la band, non sapevamo cosa avremmo fatto”
Chris Natividad
Gli anni volano ma fortunatamente l’arrivo di Ronnie Portugal al basso ha dato l’impulso per la realizzazione di “Read the Air”, un album che dovrebbe riportare in copertina il segnale di obbligo, quello di ascoltarlo, a tutti i costi (e sono sicuro che lo farete).
E’ quindi iniziato il lavoro di composizione e registrazione nelle camere da letto e negli spazi di prova di Oakland, lo studio prestato da Chaz Bear (Toro y Moi) per poter dar fiato alla batteria fino al conclusivo lavoro di missaggio e masterizzazione (Grace Coleman e Greg Obis).
Le canzoni sono caratterizzate da un suono grezzo e dinamico, essenziale, claustrofobico, di aspetto sinistro con linee di basso grasse e robuste, i ritmi di batteria incalzanti.
Le due chitarre si intrecciano e si completano, ai riff compatti e potenti della prima si sovrappone la seconda a tessere linee melodiche intense e trame sonore viscerali, quando procedono insieme la risultante è maggiore della somma.
La voce sfugge alla logica melodica, si arrampica sulle note con (mono)toni svogliati, cupi e a volte sinistri, nessun cambio di energia tra strofe e ritornello, sono gli strumenti a creare l’urgenza, l’apprensione.
Testi introspettivi che raccontano le paure, le sfide, le complessità della nostre esistenze che vengono esaltati dall’intensità musicale. Qui non troviamo la rabbia del punk rock, il tutto è filtrato da una sorta di clima quasi rassegnato.
I riff solenni della opener “Read the Air”, la vivace e coinvolgente “In the Static”, la trance dissonante di “Tonight”, il lento ed inesorabile ingresso della batteria in “Starting Over”, la maestrale “See It Too” che ci fa rivivere i migliori Pixies, la frenetica e nevrotica “All the Pieces”, la chitarra sorniona e canzonatoria di “Another Year”, le perle stilistiche di “Motion”, l’intricata e mutante “Wear Me Down”, le chitarre litiganti della conclusiva “Spring Exit” rappresentano il decalogo, la tavola dei dieci comandamenti che ogni accorto discepolo dovrebbe conoscere a memoria.