Elettronica, cantautorato e rimandi (nu)jazz. L’ottimo disco d’esordio di Simone Matteuzzi si muove su delle coordinate quasi atipiche per un giovane artista. Il Nostro, però, pur essendo per l’appunto giovanissimo – stiamo parlando di un classe ‘2001 – dimostra di sapere già il fatto suo. Altroché.

Credit: Press

“Invito Per Colazione”, questo il titolo dell’album in questione, è un lavoro dannatamente variegato, sorprendente, nonché intriso di una ricercatezza sonora difficilmente riscontrabile in altri lidi musicali. Brani quali “Ipersensibile” o la stessa “Vorrei essere un gatto”, infatti, riescono a scandagliare le peculiarità dell’animo umano attraverso un’ironia ancestrale che ben si sposa con il mood atavicamente scanzonato del disco.

A tutto il resto, ci pensano la vocalità estremamente riconoscibile di Matteuzzi ed il sound certosinamente curato dell’opera. “Invito Per Colazione”, in pratica, è un frullatore di generi musicali che giammai sfocia in un ascolto fine a sé stesso. Anzi. I dieci brani che vanno a comporre la tracklist trasportano l’ascoltatore in un microcosmo fatto di leggerezza e regalità compositiva. La title-track, per esempio, è un’epopea di note che fluttuano nell’aria come piume dorate, mentre gli echi acustici di “Affinché il mare” raccontano la brezza estiva attraverso delle sfumature too-classy che hanno ben poco da invidiare ad alcune produzioni internazionali.

Del resto, i premi vinti da Matteuzzi prima che l’album venisse pubblicato, parlano chiaro: siamo al cospetto di un Artista vero, altro che marketing e prodotti usa e getta. Va da sé, com’è fisiologico che sia, che non è tutto oro quel che luccica. Epperò, un disco d’esordio non sarebbe tale se non avesse al suo interno qualche episodio meno centrato.

Ciò detto, “Invito Per Colazione” è un lavoro che va ascoltato con estrema attenzione per riuscire a coglierne gli aspetti più reconditi (e anche per questo, più accattivanti). Per chi scrive, si tratta – senza ombra di dubbio – di uno di quegli album che ridanno nuova linfa (e speranza) al panorama grigiastro della musica italiana. Di più. Il brillantissimo debut di Simone Matteuzzi si iscrive sin d’ora nel listone dei progetti più meritevoli pubblicati in questo 2024.

Ritornando per un attimo ai meri aspetti musicali, “Riposo” e, soprattutto, “Zanzare” vanno a concludere più che dignitosamente un album che si distingue dal mare magnuum della scena It-Pop proprio per il suo essere ancorato sia agli schemi canonici della canzone italiana, che proiettato verso un futuro fatto di sperimentazioni oltremodo cool.

In definitiva, non sono solo canzonette.