A volte mi chiedo se Andy Jossi la notte dorma o sia sempre lì a scrivere grandi pezzi guitar-pop. Instancabile e sempre all’opera, o con i The Churchhill Garden (e al suo fianco c’è Krissy Vanderwoude) o con i super pop The Blue Herons (e in questo caso la compagna vocale è Gretchen DeVault), il polistrumentista e compositore svizzero ha realmente una marcia in più e sembra non stancarsi mai.

La sua ultima uscita è la tanto promessa raccolta dei Blue Herons che finalmente racchiudono in una sola uscita tutti i singoli che nel corso degli anni ci hanno presentato con buona cadenza. L’operazione è simile a quella che ha coinvolto anche gli stessi Churchhill Garden, prima con “Heart & Soul” e poi con “Metamorphosis”, ovvero andare a riprendere canzoni singole per dare loro (finalmente) un contenitore unitario, prezioso e indispensabile (molto curato anche dal punto di vista grafico), per non perdersi per strada nulla.

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Il buon Andy però non va a solamente a riprendere i brani e stop, no, con entrambe le band si dedica a un preciso lavoro di rielaborazione (“Metamorphosis”, ad esempio, è basato proprio su questo nei suoi 7 brani e lo si capisce fin dal titolo), in modo che chi abbia fra le mani questo disco si trovi comunque ad ascoltare canzoni non dico nuove ma che hanno una veste diversa, perché il musicista ha risuonato e (ri)prodotto il tutto: se non è meticolosità questa, beh, ditemi voi. Preciso proprio come uno svizzero!

Per “Go On” la band si è appoggiata alla Subjangle, etichetta sudafricana molto amata da chi segue un certo tipo di suoni guitar-pop. Purtroppo il disco è già andato sold out e non ci resta che sperare in una pronta ristampa.

Ascoltando queste delizie, una più bella dell’altra, viene proprio da ammirare la chimica che si è creata fra Andy e Gretchen, simile a quella fra lo stesso Andy e Krissy. Lo faccio notare perché le fanciulle non si sono trovate in studio con lui, no, tutto è fatto da lontano, eppure sembra proprio che la penna di Andy sia nata per mettere in risalto le qualità delle due cantanti, più sul versante shoegaze per Krissy e più su quello jangle e dream-pop per Gretchen.

Il primo biglietto da visita è “In The Skies” che non può che essere magica cartina tornasole per quello ce andremo a sentire nel corso dei 12 brani: jangle-pop cristallino, suadente, frizzante e coinvolgente, con una linea melodica da pelle d’oca tanto è bella e immediata. Perché é questo che succede poi nel corso del disco, è questo che ci lascia senza fiato lungo questo percorso, ovvero il susseguirsi di melodie da sogno, che arrivano alle nostre orecchie con una leggerezza e una soavità che non sembra nemmeno possibile. Si è veramente nel paradiso del guitar-jangle-pop.

Io non riesco a trovare un mio brano preferito. Poi dire le smithsiane “Echoes In The Dust”, “Endless Rain” o “Electric”, ma poi ecco che arriva “Go On” con il suo tripudio indie-pop a reclamare il posto al sole per eccellenza e ci risulta difficile dire di no, perché questa è una di quelle canzoni che andrebbe insegnata a scuola sotto la voce “perfetta pop-song”.

Cito, perché non riesco a non farlo, la delicatezza e gli arpeggi di “Talking To Ghosts” che si eleva quasi a momenti epici nel ritornello (che se parliamo di ritornelli meravigliosi, beh, vi prego andate subito a sentire quello di “Take Them Back” e poi ne riparliamo) e la romantica “Clouds”, da accendini alzati al cielo e gli occhi a forma di cuore.

Ah, in mezzo a tutto questo ben di Dio c’è pure spazio per una cover di “Disorder” dei Joy Division che ovviamente non mette in luce la cupezza, la disperazione e il taglio minimal punk del brano originale, ma lo trasla su un piano più morbido, pop e accattivante (anche se nel finale le chitarre si fanno intense e soniche, con la struttura ritmica che picchia solida), potrebbe sembrare un vero e proprio azzardo e invece la missione è compiuta.

Si arriva alla fine, con la ‘melancholia version’ di “Echoes In Dust” (una versione quasi solenne se vogliamo) e, ve lo assicuro, si è già lì che non si vede l’ora di ripartire dal primo brano, perché una volta assaporato il paradiso, beh, non se ne ha mai abbastanza!