Continua il Rinascimento post-punk degli A Certain Ratio, blasonatissima band mancuniana che ad appena un anno di distanza dalla pubblicazione dell’ultimo album (quel “1982” che tanto aveva convinto pubblico e critica), ritorna sulle scene musicali con “It All Comes Down To This”.

Credit: Paul Husband

Il tredicesimo lavoro in studio di Jez Kerr e soci è una squintalata di suoni eseguiti come Dio comanda, in cui ogni dettaglio riesce a brillare di luce propria e dove nulla o quasi viene lasciato al caso. Poco male. Nelle dieci tracce che vanno a comporre la succulenta tracklist del disco in questione, infatti, non vi è un solo momento di stanca. Anzi.  

La sensazione, ascoltando brani quali “Keep It Real” o “God Knows”, è quella di trovarsi di fronte ad un’opera dannatamente incisiva, frutto della vision e dell’unione d’intenti di un gruppo di musicisti che sanno decisamente il fatto loro e che riescono a dipingere – a suon di riffetti e di note solo apparentemente scanzonate – una tela piena di sfumature diverse tra loro, eppure maledettamente complementari. In “It All Comes Down To This” gli A Certain Ratio riescono a sperimentare senza mai perdere di vista quella che è la propria cifra stilistica.  

Del resto, basta ascoltare un brano come “Bitten By A Lizard” per essere catapultati in un universo artistico costituito da brillanti intuizioni sonore (quasi dub) e da synth che sembrano messi lì a caso, ma che in realtà rappresentano il fulcro centrale della traccia numero cinque del lotto. E cosa dire del tiro smaccatamente trip-hop della splendida “Surfer Ticket”, se non che ci troviamo al cospetto di uno degli episodi più sfavillanti dell’album? Non un disco di puro “mestiere”, dunque. Tutt’altro.  

“It All Comes Down To This” è un’opera che sprizza creatività da ogni nota. Non solo. L’ottimo lavoro eseguito in fase di produzione da quel geniaccio di Dan Carey (vi dicono niente i Black Midi di “Schlagenheim”?), regala una linfa ancor più rigenerante agli A Certain Ratio. Se “1982″ era stato l’inizio di una nuova fase, il nuovo album dei Nostri ne rappresenta l’interessante continuum. In pratica, il Rinascimento post-punk di cui sopra.

“Where You Coming From” e (soprattutto) “Dorothy Says” vanno a concludere in maniera più che dignitosa un disco che conferma tutte quelle peculiarità che hanno reso – nel corso del tempo – gli A Certain Ratio uno dei gruppi più riconoscibili della scena alternativa internazionale. Meno fronzoli e più sostanza. Una regola d’oro che dovrebbe valere per quasi tutte le produzioni del cosiddetto showbusiness musicale e che gli ACR mettono in pratica con risultati oltremodo convincenti.

Insomma, se non si fosse capito, per chi scrive si tratta di un signor album. Il game, set, match degli A Certain Ratio a quest’annata musicale.