Riparte da se stesso Alessandro “Asso” Stefana, stimato chitarrista che ha sempre dimostrato profonda conoscenza dello strumento e di saperlo interpretare con personalità.  Numerose le collaborazioni (Marco Parente, Paolo Benvegnù, Cristina Donà, PJ Harvey, Vinicio Capossela) a cui affianca da tempo l’attività con i Guano Padano e come produttore oltre alla carriera solista.

Credit: Roberto Cavalli

Questo disco raccoglie brani in buona parte strumentali, suonati e arrangiati con perizia. Fondamentale proprio l’appoggio di PJ Harvey, che ha fornito utili consigli nella scelta dei titoli, su cosa tenere e cosa scartare. La chitarra del musicista bresciano è spesso evocativa, un sound minimale, lunare, introspettivo a cui pochi in Italia hanno la pazienza di dedicarsi.

Questa l’atmosfera di “Out Of The Blue”, “The House” e “Continental Spazio”, vera e propria suite conclusiva con i suoi tredici minuti, a cui si affiancano pezzi come “The Wandering Minstrel” con Mikey Kenney al violino / fiddle, “Farewell To Dust” e il piano a tracciare armonie ampie, melodiche.

I tre brani tradizionali – “Born And Raised in Covington”, “I Am A Man Of Constant Sorrow” e “Moonshiner” – sono impreziositi dalla voce di Roscoe Holcomb minatore, cantante, chitarrista e suonatore di banjo. Figura cardine nella musica folk americana, scoperta negli archivi della Smithsonian Folkways, qui circondata da arrangiamenti rarefatti, quasi ambient nel tono, in parte già esplorati in “Fading Away”.

Un album, questo omonimo, che conferma la passione per il folk americano antico e moderno, ribadita dal recente tour dedicato a Neil Young di Stefana e Cristiano Godano, un percorso musicale senza nostalgie e gestito con profondo rispetto.