Il ritorno sulle scene musicali di Kevin Barnes e della sua allegra combriccola è un lavoro che guarda decisamente in avanti, pur immergendosi in profondità nella psiche del sopraccitato Barnes ed assumendo, talvolta, dei risvolti quasi “sociali”. Il nuovo album degli Of Montreal, “Lady On The Cusp” è un’opera oltremodo variegata, brillante, che spazia su più fronti sonori senza perdere mai di vista quelle che sono le radici del gruppo di Athens (Stati Uniti D’America).

Credit: Shervin Lainez

Le danze cominciano sulle note di “Music Hurts The Head”, un brano che mette subito in chiaro le cose: agli Of Montreal piace sperimentare spingendosi, spesso, al di là della solita struttura intro-strofa-strofa-ritornello. Così come accade, del resto, nella sfavillante “Yung Hearts Bleed Free”, una delle tracce “highlights” dell’album in questione.

È un disco che va ascoltato con estrema attenzione, “Lady On The Cusp”, scandagliando ogni sua nota dal principio alla fine. Non c’è spazio per i cosiddetti tempi morti in un lavoro così maledettamente compatto, e qui giace la genialità del caro vecchio Kevin: Barnes, infatti, si è da tempo affermato come una specie di guru abile nella scrittura di album intrisi di metafore, immagini e cambi di ritmo maniacali. In pratica, tutto quel che rappresentano gli Of Montreal.

Va da sé, naturalmente, che “Lady On The Cusp” al suo interno ospiti dei pezzi pieni di idee ed inventiva, nonché abbaglianti svolte sonore che alludono alla natura progressiva della musica di Barnes e alle sue attuali fissazioni liriche. Prendete un brano come “Poetry Surf”, cos’altro potrebbe rappresentare se non una delle tracce più interessanti del lotto? Parliamo di un sound che oscilla a metà fra il Prince più psichedelico e certa musica alternativa a stelle e strisce di fine anni Ottanta. Ascoltare per credere.

“Genius in the Wind”, invece, va a concludere in maniera più che dignitosa un album che convince proprio per il suo essere un po’ avulso alle sonorità imperanti in questi anni. “Lady On The Cusp”, in definitiva, è una squintalata di brani che trasportano l’ascoltatore in un pianeta costellato di sfumature surreali, ma dannatamente efficaci: quello di Kevin Barnes. Non si tratterà di uno degli album dell’anno – è presto per dirlo – ma il diciannovesimo album in studio della formazione americana mette in evidenza tutte quelle peculiarità che rendono gli Of Montreal un porto sicuro in cui ormeggiare quando si ha voglia di farsi un giro al di là dei soliti lidi musicali.