Il burattinaio ha perduto il contatto con la realtà, si sta sgretolando velocemente e, ossessionato dalla vodka e dai disegni del figlio novenne perduto, si ritrova a girovagare, per una NY anni Ottanta, con la sola unica compagnia di Eric, il mostruoso burattino concepito dalla sua fantasia, ispirata, ancora una volta, dai disegni del figlio scomparso.
Ma le persone scompaiono continuamente, noi, però, siamo troppo presi dai nostri impegni, dalle nostre competizioni e dal nostro fanatismo per rendercene, davvero, conto; anche perché, spesso, per giustificarci e per assolverci, utilizziamo la carta dei problemi psicologici, così da costruirci l’alibi più comodo, più conveniente e più facile.
Persone normali vengono trasformate in creature aliene, in mostri, proprio come il pupazzo Eric, in corpi sporchi, malati, brutti, segnati, consumati, incurvati e cattivi, che, di conseguenza, è normale guardare in cagnesco, emarginare ed allontanare, il più possibile, dalle proprie case, dai propri quartieri, dalle proprie vite luccicanti. Le corna e le zanne di Eric, il suo strano colore blu, rappresentano tutto quello che non vogliamo accettare e comprendere, rappresentano i poveri che ci chiedono assistenza, rappresentano i migranti che ci chiedono un futuro dignitoso, rappresentano le classi più fragili della società, quelle che sopravvivono con lavori saltuari, pericolosi e precari, quelle che non si curano o che si affidano, completamente, ad un sistema sanitario lento e fallace, quelle che fanno i conti, per tutta la loro vita, con rate, prestiti, mutui, ipoteche o coperture mancanti, con un’economia delle parole che li fagocita, li umilia e li sminuzza nei suoi meccanismi artificiali, affinché coloro che abbiano poco abbiano sempre meno e coloro che, invece, hanno già tanto, possano avere ancora di più.
E’ questa la realtà; è questo il presente; la New York degli emarginati, dei tossici, dei fantasmi metropolitani degli anni Ottanta – incastonata tra la voce suggestiva, poetica e preziosa di Lou Reed e il compianto CBGS nel Lower East Side – è assolutamente vera, viva, pulsante ed attuale. Ha, semplicemente, ampliato i propri confini e si espande, oggi, al mondo intero; un mondo nel quale le ricchezze sono, per lo più, concentrate nelle mani di una minoranza bellicosa, elitaria e senza scrupoli, che tratta gli altri proprio come se fossero delle inermi e stupide marionette colorate alle quali far recitare, di volta in volta, a seconda del proprio tornaconto, i soliti slogan politici, le solite menzogne spacciate per verità, i soliti grotteschi luoghi comuni, le solite assurde formule magiche.
Ma ci credete ancora? Ci crediamo ancora? Forse non è più così divertente, forse non siamo più dei bambini di nove anni, ai quali poter raccontare favole ed inculcare paure inesistenti; forse ci servono dei segnali, ci servono delle idee, ci servono delle risposte, ci servono, soprattutto, dei veri, reali ed efficaci cambiamenti. Non possiamo vivere, per sempre, in uno studio televisivo o in una piattaforma social, illuminati da un sole di cartone o da un sole elaborato da una potente ed infallibile intelligenza artificiale, perché ci occorre, necessariamente, un calore sano, che è, appunto, il calore della dignità, il calore del lavoro, il calore della democrazia, il calore della verità, il calore dell’amore, il calore del futuro, mentre, nel frattempo, le diverse narrazioni, nella vita reale e nella serie TV, giungono tutte al medesimo epilogo.
Sta a noi decidere, con le nostre azioni quotidiane, se offrire una speranza o armare l’ennesimo drone, se spingere o meno l’ago nelle vene, se bere, tutto d’un fiato, l’ennesima bottiglia, se premere o meno il grilletto, se aprire gli occhi o continuare a fingere e a girarci dall’altro lato, tanto, tutto sommato, noi siamo stati fortunati, noi non siamo nati a Gaza o sotto una illiberale teocrazia o sotto una dittatura militare dispotica e sanguinaria o in qualsiasi altro luogo del pianeta nel quale la vita umana vale pochi spiccioli e basta uno sguardo storto, una parola sbagliata o, semplicemente, un nome, un abito, una preghiera, un sorriso, un articolo, una critica o un bacio, per essere derisi, condannati, torturati, stuprati, picchiati ed ammazzati.