Il paradiso di Conan Gray. Ovvero, una squintalata di brani dal sapore decisamente pop che guardano agli eighties con la devozione – molto anni Venti – di chi in quel decennio neanche era nato ma continua ad inseguirne l’immaginario patinato. “Found Heaven”, terza fatica discografica del giovane artista statunitense, è uno di quei lavori che potrebbero passare sottotraccia a causa di una certa sovraesposizione delle sonorità 80s di cui sopra.

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Epperò, il disco in questione non si limita a celebrare le note patinate del decennio edonista per eccellenza, ma, al contrario, ne declina ogni piccola (e gustosa) sfumatura attraverso dodici tracce che mettono in evidenza la personalità – quasi d’altri tempi – del Nostro. Già. Perché Conan Gray non è solo uno degli idoli delle giovani generazioni, ma anche e soprattutto un artista con una vision già piuttosto limpida, nonché smaliziata, di quelli che sono i suoi obiettivi nel cosiddetto universo mainstream.

Ed allora, pezzi quali “Lonely Dancers” o la stessa “Fainted Love” rappresentano il giusto compromesso tra qualità e successo commerciale, con la prima che si muove su delle coordinate danzerecce che non sarebbero dispiaciute al Brandon Flowers di “Day & Age”. Con “Alley Rose”, invece, Conan Gray si spinge in un territorio dannatamente familiare al caro vecchio Elton John. La traccia numero cinque del lotto, infatti, è una mid-tempo dal sapore fascinosamente seventies. E cosa dire di “The Final Fight” se non che avrebbe potuto fungere da perfetta colonna sonora per un telefilm ambientato nel bel mezzo degli Ottanta?

Il vero e proprio highlight dell’album, però, è la splendida title-track: si tratta di una ballad che si affaccia dalle parti dei Tears For Fears ma con una freschezza tale da non cadere mai nella banalità dello scimmiottamento fine a sé stesso. “Found Heaven” non è di certo un disco che cambierà il mondo, ma si muove su delle coordinate così incisive da risultare immune alle regole facilotte dello show business musicale.

“Never Ending Song”, primo singolo estratto dall’album, oltre ad aver ricevuto un discreto riscontro radiofonico (anche nel belpaese), sembra essere uscito direttamente dalla colonna sonora del vecchio GTA o da uno di quei pezzoni che facevano da (bel) sottofondo alle scorribande notturne di Sonny Crockett e Rico Tubbs, ossia, i due protagonisti assoluti di quel capolavoro che risponde al nome di “Miami Vice”.

“Boys & Girls”, infine, è uno di quei brani su cui è difficile non muovere a tempo nemmeno un piedino. “Found Heaven”, dunque, è un piccolo gioiellino smaccatamente pop, ma che abbraccia tutta una serie di richiami ad un immaginario fatto di luci al neon e cocktail a bordo piscina. Non si tratterà del disco del decennio, com’è ovvio che sia, ma è un lavoro dannatamente cool e, soprattutto, sorprendentemente variegato. Che sia nata una nuova stella?