Data milanese per i riformati Gossip di Beth Ditto, che tornano anche sul mercato discografico dopo un’assenza di ben dodici anni, quindi ecco il conseguente tour mondiale per supportare il nuovo disco che si chiama “Real Power“, che sancisce questo come back discografico, mostrando un altro lato della band americana, grazie anche alle sapienti mani di Rick Rubin, di nuovo in cabina di regia; un disco che mi ha sorpreso, perché, i ragazzi, pur rimanendo fedeli a loro stessi e al percorso fatto prima di questa lunga pausa e che, inevitabilmente, ne ha marchiato a fuoco il sound, ci regalano un’ottima scrittura e un colore più analogico e caldo rispetto al passato. Melodie che convincono e che lasciano il segno. Alla base, appunto, canzoni rotonde e, senza voler strafare, semplicemente belle.
Album che è anche ovviamente il leit motiv del nuovo tour, che li porta in Italia per un paio di appuntamenti, a Roma ieri all’invincible fest nella cornice di Villa Ada e stasera al Magnolia, per uno dei tanti concerti in cartellone al circolo di Segrate.
La figura di Beth Ditto monopolizza l’attenzione, e che torna sui suoi passi, alla sua band preferita, dopo, va detto, una carriera in solitaria, singhiozzante, che non ha portato i risultati sperati o quantomeno un ulteriore step e anzi la scelta di riavvolgere il nastro ne è la logica conseguenza. Detto questo rimane un’icona, valorizzata ancora di più dai tempi attuali e dopo oltre i vent’anni dall’esordio e poco meno dal successo planetario, ritorna ad essere al centro dell’attenzione.
Domenica sera di quasi fine giugno, estate che sembra autunno, mi aspettavo decisamente più pubblico per un nome, comunque, blasonato, invece è stato allestito il palco secondario, quindi siamo nell’ottica delle 250 presenze.
Concerto travolgente, perfetto e, al di là dei gusti, un set dove ci sono tutti gli ingredienti che una performance dovrebbe avere, non c’è una virgola fuori posto e i cinque musicisti si completano a vicenda.
Beth, nonostante qualche malanno fuori stagione, è strepitosa, come sempre del resto, una frontwoman sensazionale, molto simpatica ed empatizzante, con un chiacchiericcio che va oltre tra battute e gag, ma anche, appunto, i compagni di viaggio, sono tasselli di un mosaico irresistibile.
Le canzoni ci sono eccome e ai singoli evergreen come le abituali “Standing in the way of control” o la stessa “Heavy cross”, che chiude il live, ci sono altri brani degni di copertina, come l’ottima “Act of God” o l’altrettanto efficace “Crazy Again” o la bellissima “Turn the card slowly”, comunque quindici brani mal contati, dove non c’è un momento sottotono, si balla e si canta come non mai.
Stando ai numeri, almeno in Italia, risultano sottovalutati, ma, a mio parere, rimangono uno dei migliori act in circolazione. Bentornati.