Di festival difficili da raggiungere ce ne son tanti, milioni di milioni – La Prima Estate è forse l’unico per cui rifarei un viaggio della speranza intenso come pochi, ma procediamo con ordine.
Saltando bellamente la giornata con Peggy Gou (che abbiamo sentito al Primavera Sound neanche un mese fa), ci prepariamo al secondo weekend del festival: i temerari senza macchina (come la sottoscritta) lo fanno concedendosi ben quaranta minuti a piedi dalla stazione al parco Bussoladomani, maledicendo il caldo – mi fermo per una specifica: esiste sì il servizio taxi convenzionato, che però viene 15 euro a persona per tratta, 5 se si riescono a trovare altre due persone con cui dividersi la spesa. In teoria ci sarebbero dovute essere anche delle bici a noleggio convenzionate con il festival, ma non se n’è vista traccia – è sinceramente gradito un riscontro di qualcuno che le abbia viste, anche solo per capire se fossero effettivamente utili e funzionanti. Grazie!
In ogni caso, arriviamo al parco, già sfiancati ma deliziati dallo spettacolo degli scozzesi swim school: grande il carisma della frontwoman Alice Johnson, ancora più grande l’influenza degli Slowdive. Molto bravi, altrettanto apprezzati (da noi e da un pubblico entusiasta).
Tocca poi ai Black Country, New Road: bravi bravi, suscitano come al solito grande tenerezza, anche se li abbiamo trovati un po’ più mosci del solito, soprattutto rispetto al set di TOdays 2022. Oltretutto, questo de La Prima Estate è stato un concerto anche abbastanza corto (sei brani!), con nostro sommo dispiacere – ci auguriamo che il prossimo live vada meglio di questo, perché sappiamo bene cosa sono capaci di fare, anche senza Isaac Wood.
Proviamo a prendere da bere, e qui si alza un bel polverone: niente token, niente braccialetti ma una terza, oscura via: la card ricaricabile. In breve, per fare acquisti all’interno del festival occorre ritirare questa card, con una ricarica iniziale di minimo 20 euro. Carina la promozione di 5 birre a 25 euro, non fosse che la card si può ricaricare solo di 10 euro a botta; per promuovere il riciclo viene poi offerta la possibilità di ricevere una birra (o una bottiglietta d’acqua) gratis ogni 6 bicchieri/bottigliette restituite. Ma quello che non ho speso è rimborsabile, vi potreste chiedere? Tecnicamente, sì. Con due euro di contributi per le spese bancarie e una richiesta tramite form da mandare in una finestra limitata di tempo (due settimane da qui a questa parte), ma si può fare. Certo, è comodo poter ricaricare la card direttamente da telefono, ma storciamo comunque il naso.
Ma parliamo di questioni decisamente più piacevoli, come la musica di Michael Kiwanuka: blues dolce, dolcissimo ma deciso, arricchito dalla compresenza di band e coristi. Elegante e magico allo stesso tempo, uno spettacolo grandioso e intimo allo stesso tempo, tra luci spettacolari e visual di tenere scene familiari, come gli occhioni di un bambino piccolo o le carezze di due amanti che si guardano negli occhi.
Sono occhi altrettanto innamorati quelli con cui guardiamo Paolo Nutini, gran finale di sabato: immancabili “Isle of Sky”, “Acid Eyes”, “Take Me Take Mine” e “Last Request” (in chiave acustica, giusto per farci piangere per bene). A tratti sembrava cantasse alcuni pezzi un po’ controvoglia, a tratti ha dato davvero tutto se stesso, visibilmente emozionato di essere su quel palco – come racconta dopo in un breve discorso in italiano, l’artista si è detto onorato di essere lì, dove i suoi genitori ammiravano da adolescenti artisti come Mina e Renato Zero. “A tutti voi, grande amore e grazie a voi, per tutto”. Un grande artista, un cuore ancora più grande.
La domenica, nonché ultima sera di quest’edizione de La Prima Estate, è all’insegna del pogo, Wu-Lu a parte – che si è comunque dimostrato una bella scoperta, ancora tanto lavoro da fare ma in futuro potrebbe sorprenderci. Vista la pioggia nella nottata precedente – e soprattutto quella improvvisa che parte proprio durante il set di Wu-Lu ci troviamo fango ovunque, ma può mai questo fermare la voglia di saltare e spingersi a vicenda con gli Shame di sottofondo? Assolutamente no! Charlie Steen si dimena, incita a non finire il pubblico, si lancia più volte su quest’ultimo. Sapevamo già che sarebbe stato intenso, ma viverlo è stata tutta un’altra cosa. Da vedere almeno una volta nella vita (possibilmente con meno fango di mezzo).
Non mancano sorprese e anteprime varie come quella di “Happenings”, nuovo progetto dei Kasabian, in uscita il 5 luglio: è il primo, dopo “The Alchemist’s Euphoria”, uscito ormai due anni fa. Acclamato da un pubblico in visibilio e con un’energia alle stelle, Sergio Pizzorno mette su uno spettacolo di tutto rispetto, a tratti psichedelico, tra balletti con puntatori laser alle mani (immaginatevi una sorta di Wolverine con raggi di luce verdi al posto delle lame), deliziose cover (“Breathe” dei Prodigy!) inchini di adorazione agli spettatori e fumogeni vari – portati da alcuni ragazzi nel pubblico, non si sa esattamente come, accesi anche durante il concerto dei Fontaines DC. Fuoco e fiamme in questa domenica di concerti insomma, in tutto e per tutto.
Ed eccoli, gli irlandesi più amati del momento: fenomenali, e questo è dire poco. Potranno aver cambiato look, saranno un po’ più colorati e strampalati, ma la loro anima resta punk, libera da tutto e tutti: non appartengono a nessuno se non a se stessi, come cantano meravigliosamente in “I Don’t Belong”. Questa e molte altre le tracce cantate a squarciagola da tutto il pubblico dall’inizio alla fine, incluse le ultime uscite “Starburster” e la nostalgica “Favourite”, che ci fanno pregustare con sempre più impazienza l’uscita dell’album “Romance“, in uscita il 23 agosto. Di questo abbiamo avuto il piacere di sentire in anteprima anche l’omonima “Romance”, traccia apripista del disco, che si risolve in un dolce “Maybe romance is a place”. Per noi, questo posto è proprio il Lido di Camaiore, che salutiamo con una “I Love You” eseguita alla perfezione.
Certo, abbiamo amato un po’ meno il ritorno post festival: se non si ha la possibilità di fare macchinata, le uniche soluzioni possibili sono pernottare in un hotel o camping convenzionato con La Prima Estate, dividersi i costi di un taxi o fare nottata in compagnia in stazione, in attesa del primo treno (tra le 5 e le 6 di mattina). L’importante è sempre riuscire a tornare a casa e ricaricare le batterie, con tanta emozione nel cuore e ancora più fumogeno negli occhi.