A quasi sedici anni dal precedente, “You Can Do Anything“, i The Zutons di Dave McCabe ritornano sulle scene musicali con un album, “The Big Decider”, che prova a rimettere in pista la formazione originaria di Liverpool. Operazione riuscita in maniera pressoché indubitabile. Sì. Perché Il risultato finale è quello di un lavoro decisamente solido, variegato, anche se un po’ lontano dalla spontaneità del passato.

Credit: Jonathan Turton

Provando ad entrare ancor più nel dettaglio, “The Big Decider” è composto da nove tracce e si apre sulle note scanzonate di “Creeping on The Dancefloor”, un pezzo spudoratamente Zutonsiano condito da una sorta di rock martellante che annuncia – con una certa enfasi sonora- il ritorno della formazione inglese. “Pauline”, invece, si muove su delle coordinate Seventies che trasportano la band del Merseyside (e chi ascolta, naturalmente) direttamente sul dancefloor, grazie alle sue note funk fiammeggianti.

E lo stesso discorso, volendo, lo si potrebbe estendere pure all’ottima “Water”, uno degli indiscutibili highlights del disco in questione. Ideato e scritto durante il lockdown, nel suddetto brano la band britannica sceglie di guardare alla vita con fiducia e speranza, nonostante l’oscurità preponderante di uno dei periodi più bui che l’umanità ricordi. Non solo. All’interno di “Water” vi è pure un bel duetto di Harding e McCabe nel ritornello, in cui i due artisti riescono a trasmettere una sensazione di ottimismo e positività. Poco da dire.

Proseguendo con l’ascolto, piazzato lì, al centro dell’album, si trova uno dei pezzoni dalla durata più lunga della gloriosa Storia dei Nostri: “Disappear”. Si tratta, infatti, di una canzone divisa in tre parti, dove ognuna di esse trasporta l’ascoltatore in direzioni totalmente diverse. Alla fine, la traccia si conclude con quel geniaccio di Nile Rodgers (producer del disco) che racconta un pezzo parlato scritto da McCabe. Un’epopea sonora, in pratica.

“The Big Decider”, in definitiva, è un album che si lascia ascoltare con estrema piacevolezza e che mette in evidenza tutte quelle caratteristiche che rendono i The Zutons una formazione di tutto rispetto. Non si tratterà del disco dell’anno, ma il ritorno di McCabe e soci sulle scene discografiche, è un’opera che trasuda creatività e consapevolezza da ogni sua nota. Va da sé – com’è fisiologico che sia, del resto – che riaffacciarsi dopo quasi sedici anni in un panorama così ampio (e completamente cambiato) come quello della musica attuale, abbia un po’ il retrogusto di una sfida in cui gettare il cuore oltre l’ostacolo. E di cuore, i The Zutons, ne hanno da vendere.