È un album da riascoltare senza distrazioni questo “Welcome To Sky Valley”, terza fatica in studio a firma Kyuss. La classica esperienza musicale nella quale vale la pena immergersi fino a dimenticarsi del mondo circostante. Una lettera d’amore al deserto inteso non solo come luogo fisico, ma anche dell’anima; una landa desolata e sconfinata che la creatività della band statunitense trasforma in un universo che vibra di suoni, ritmi e melodie che evocano la terra arida ma viva della Bassa California.
Un’opera mastodontica, affascinante e misteriosa sin dal nome: per alcuni non ne ha nessuno, altri ancora la chiamano solo “Sky Valley” ma, tradizionalmente, il titolo più o meno ufficiale viene ripreso dall’intera iscrizione presente sul cartello stradale immortalato in copertina. Un messaggio di benvenuto che continua a risuonare fortissimo nelle orecchie di tutti gli amanti dello stoner rock, viaggiatori musicali “confusi” ma curiosi che si affidano alla saggia guida dei Kyuss per non perdere la bussola in questo lungo trip composto da tredici tracce suddivise in tre suite.
A condurre le danze è la chitarra di un giovanissimo Josh Homme che, ancora lontano dai successi commerciali con i Queens Of The Stone Age, già dimostra un invidiabile talento compositivo che gli permette di spaziare fra stili e umori diversi. Insieme al batterista Brant Bjork (che firma “Gardenia”, il tellurico brano iniziale, e l’hard rock torrenziale e dalle venature prog di “Whitewater”), al bassista Scott Reeder e al cantante John Garcia, il gigante dai capelli rossi espande ulteriormente le potenzialità di un sound che già si era dimostrato maturo e sviluppato nel precedente “Blues For The Red Sun”, probabilmente il disco più amato dei Kyuss.
“Welcome To Sky Valley” ne rappresenta la più che degna evoluzione. Un fortunato passo in avanti per il quartetto americano che, senza porsi alcun freno creativo, colora con sfumature sempre diverse il suo riconoscibilissimo stoner rock – più che un semplice sound, un vero e proprio marchio di fabbrica che viene ancora imitato da innumerevoli epigoni. Qui forse si fa meno “spigoloso” rispetto al passato ma di certo non perde nulla in termini di acidità: i Kyuss del 1994 continuano a essere aspri e lisergici, aperti come non mai alla sperimentazione e all’improvvisazione.
Dura un’ora ma scivola via veloce e in piena libertà questo “Welcome To Sky Valley”, figlio di estenuanti jam session condotte sotto il cocente sole californiano. L’energia che scorre nelle “scottanti” note dei pezzi più pesanti del lavoro (la già citata “Gardenia”, la strumentale “Asteroid” e le brevi e quasi punk “100°” e “Conan Troutman”) non si stempera quasi mai; si fonde con la psichedelia, lo space rock, l’acid rock e le influenze di Black Flag e Black Sabbath per assumere forme sempre differenti nel blues oscuro e intenso di “Supa Scoopa And Mighty Scoop”, nell’implacabile metal “desertico” di “Odyssey” e nelle atmosfere perversamente delicate di “Demon Cleaner”, dove troviamo un John Garcia che quasi sembra sussurrare sul riff ipnotico della chitarra di Josh Homme.
Il fluido magmatico dello stoner kyussiano sembra raffreddarsi un po’ solo in “Space Cadet”, un bellissimo brano acustico interamente dominato dalla sei corde di Homme che, con grande eleganza, si muove con passo “blueseggiante” tra le percussioni di Brant Bjork, il basso di Scott Reeder e una sorta di sitar stravolto dagli effetti. Fra colori orientaleggianti e dolcezze ultraterrene, la canzone regala emozioni molto forti e scaraventa l’ascoltatore in una dimensione dove nulla sembra reale. La “Valle del Cielo” è chiusa ai visitatori da ormai quasi tre decenni ma, di tanto in tanto, vale ancora la pena andare a rispolverare questo vecchio ma sempre splendido diario di viaggio.
Data di pubblicazione: 28 giugno 1994
Tracce: 10
Lunghezza: 51:55
Etichetta: Chameleon / Elektra
Produttori: Chriss Goss, Kyuss
Tracklist:
Gardenia
Asteroid
Supa Scoopa And Mighty Scoop
100°
Space Cadet
Demon Cleaner
Odyssey
Conan Troutman
N.O.
Whitewater