Dice già molto se non tutto il titolo dell’album di Amber Strawbridge in arte Bored At My Grandma’s House. “Show & Tell” ovvero aprire il cassetto dei ricordi, violare la password o scassinare la serratura del buon vecchio diario segreto virtuale o fisico che sia per tornare al momento in cui annoiata a casa della nonna la giovane performer di Leeds lo era sul serio.
Quarantatre minuti di onesto indie – rock dall’indole adolescenziale con momenti elettro pop che vedono Amber accompagnata da un produttore d’esperienza come Alex Greaves (ha lavorato a diversi dischi degli YOWL e dei BDRMM, a “It’s Never Going To Happen And This Is Why” degli Spectres) e da Niall Summerton alla batteria. Strawbridge suona chitarra e sintetizzatori, ha una voce delicata che tesse soavi armonie in brani intimi e raccolti come la title track o “Inhibitions” entrambi dotati di un buon crescendo.
Un sound essenziale ma curato quello di un disco che ripercorre un’immagine dopo l’altra preoccupazioni, insicurezze da teenager (“Friendship Bracelets” e “Imposter Syndrome”) con momenti intensi e già maturi (“Heavy Head”uno dei brani migliori insieme a “Moving Slow”) tra raccomandazioni (“Don’t Do Anything Stupid”) batticuori (“I Like What You Bring Out In Me”) e voglia di libertà.
Nulla di rivoluzionario ma un esordio sulla lunga distanza che sa coinvolgere con la sua semplicità e delicatezza. La ventiquattrenne Amber Strawbridge impara come trasformare in forza le proprie debolezze, rivelando una notevole capacità nella scrittura dei brani. Si intravedono solide basi shoegaze e dream – pop generi che sempre più affascinano la sua generazione, quella capitanata da Beabadoobee, che li sta scoprendo e rielaborando a volte con buoni risultati.