Pop, house, electro. Una miscela decisamente esplosiva e che potrebbe far storcere il naso ai duri e puri dell’universo sconfinato delle sette note. Epperò, all’interno di “I Hear You”, debut album della dj-producer coreana – ma di stanza a Berlino – Peggy Gou, i generi musicali di cui sopra sono stati trattati con gusto e con una certa cura per i dettagli.
Chiariamolo subito: non ci troviamo al cospetto dell’album dell’anno, né di fronte ad una sorta di ciofeca immonda. Nell’arte, come nella vita, la verità alberga sempre al centro delle cose e l’album-raccoglitore della Nostra non è altro che un buon progetto discografico, che si allinea al percorso intrapreso dalla cara vecchia (si fa per dire) Peggy da un quinquennio a questa parte.
Provando ad analizzarne le pieghe strettamente musicali, “(It Goes Like) Nanana” ha rappresentato il vero e proprio tormentone della scorsa estate. Ovvero, quella tipologia di brano che tutti cercano (o da cui tutti scappano, a seconda dei gusti) quando si varca la soglia di un esercizio commerciale o di un lido balneare. Va da sé, naturalmente, che non tutta la tracklist di “I Hear You” si muova sulle stesse coordinate del pezzo in questione. “Back To One”, per esempio, è una sorta di marcia-edm che deve più di una nota alla house degli anni Novanta. E lo stesso discorso, se vogliamo, potremmo estenderlo pure al poppettino innocuo di “I Believe In Love Again” (con tanto di falsetto eseguito da mister Lenny Kravitz) che ha più il sapore di un’occasione mancata che di una hit all’altezza della situazione.
Con “Lobster Telephone” si cambia completamente registro e ci si affaccia dalle parti del repertorio più interessante di Peggy Gou. La traccia numero sei dell’album, infatti, riesce ad elevarsi (di gran lunga) al di sopra delle altre proprio per quel mood rassomigliante ai “classici” della producer asiatica. Tradotto in soldoni: “Lobster Telephone” si colloca (ottimamente) sulla stessa scia di quel pezzone che risponde al nome di “I Go”, pubblicato dalla Gou nel 2021 e riproposto in questo “I Hear You”.
Provando a tirare un po’ le somme, dunque, potremmo definire il debut pubblicato (sulla lunga distanza) dall’artista asiatica come una sorta di resume della proposta musicale perpetrata dalla Dj lungo il suo percorso. Un buon prodotto musicale, senza ombra di dubbio, a cui manca però il guizzo necessario atto a farlo esplodere in maniera definitiva. “I Hear You”, in pratica, è una specie di party ipercolorato e glamour, in cui vengono servite solo bevande analcoliche.
Tutto molto bello, per carità, ma dov’è la follia?