Abbiamo perso il conto degli album pubblicati da Black Watch, il progetto musicale di John Andrew Frederick. artista di stanza a Santa Barbara (California) che nel suo lungo percorso creativo ha collezionato, secondo Discogs, ben 23 album, anche se esistono una manciata di opinioni con numeri diversi, forse neppure il buon Frederick ne conosce la cifra esatta!
E mentre noi con l’aiuto di un pallottoliere (gli estrosi) o di una calcolatrice (i più tecnologici) facciamo improbabili somme, l’artista californiano, zitto zitto, ha già dato alle stampe il nuovo album che uscirà a metà giugno.
Ma restiamo nel presente, sugli undici pezzi che compongono “The Morning Papers Have Given Us the Vapours” Per questo lavoro, Frederick si avvalso della collaborazione di Rob Campanella (Brian Jonestown Massacre, The Tyde, The Warlocks) e Andy Creighton (The World Record, Parson Red Heads).
Per quanto riguarda le voci Lindsay Murray continua la sua collaborazione in alcuni brani mentre Kesha Rose interpreta “Oh Do Shut Up”. Chiudiamo questa parte introduttiva citando Ben Eshbach (The Sugarplastic) che si è occupato degli arrangiamenti degli archi.
Poeta, scrittore, pittore, John Andrew Frederick ha fatto tesoro del detto latino Festina Lente: la ricca e folta produzione di canzoni (eh si, alla fine sono le canzoni che pesano nel giudizio finale) anche in questo album sono di pregevole qualità.
Maestro nel tessere ricami indie-pop nella miglior tradizione britannica anni ’80 in questo nuovo album Frederick unisce la semplicità delle melodie a suoni molto ricercati, ben curati e azzeccati. Verosimilmente il contributo dei talentuosi collaboratori ha concorso all’ottimo risultato finale.
“Sorry So Far” spicca per la cifra melodica e l’arrangiamento sontuoso mentre la chitarra scampanellante e la voce corposa e sorniona di Kesha Rose fanno di “oh do shut up” il brano più stuzzicante.
Il ritmo si alza con “What’s All This Then” che si distingue per il consistente sostegno delle chitarre e un tappeto elettronico che valorizza la voce sempre distesa e controllata di Frederick.
“More Lies from the Government” e “Much of a Muchness” aggiungono al gradevole sound una vaga tendenza disco.
L’album si chiude con l’atipica “The Morning Papers”, chitarra, tastiera, ovviamente voce e un tappeto distorto di sottofondo a delinearne il carattere particolare.
L’obiettivo del cantautore e della sua band è quello di scrivere e arrangiare canzoni con uno spirito libero da ambizioni, la bramosia per il successo non sembra affatto spingere Frederick. Nonostante ciò l’amore per il bello e il buon gusto prevale e anche questa volta il risultato è un disco vivace e vitale.