Credit: Emma Swift

Inossidabile Robyn Hitchcock che continua a far musica divertendosi con il nuovo album acustico “1967: Vacations In The Past” in uscita il prossimo tredici settembre. Gustose cover che accompagnano il memoir “1967: How I Got There and Why I Never Left“.

Tre concerti italiani a luglio (venerdì dodici Terrazza Industrie Fluviali, Roma per Unplugged In Monti,  Villa Demidoff, Pratolino (FI) sabato tredici,  Sottomonte Fest, Gabicce Mare (PU) domenica quattordici). Cogliamo quindi l’occasione per ripercorrere almeno in parte la carriera del buon Robyn con una Top 10.

10. – The Pigworker
1979, da “A Can Of Bees”

Tutto ha inizio con la band formata nel 1976 da Hitchcock a Cambridge, i Dennis and the Experts poi diventati The Soft Boys. Un primo album ruvido e ricco di asperità post punk, a suo modo ribelle. L’ingresso definitivo di Kimberley Rew dona al disco sfumature significative e innegabili.

9. – Heaven
1985, da “Fegmania!”

Dopo la fine dei The Soft Boys, Hitchcock ha formato i The Egyptians con cui continuerà a far musica per tutta la seconda metà degli anni ottanta e i primi novanta. “Fegmania!” album ispirato e divertente,  difficile resistere alla carica melodica fortissima di un brano come “Heaven”.

8. – Brenda’s Iron Sledge
1981, da “Black Snake Diamond Role”

Primo album solista del 1981, “Black Snake Diamond Role” era ancora legato al sound del recente passato ma guardava anche al futuro. “Brenda’s Iron Sledge” è il Robyn più sarcastico e mordace, penna ironica, feroce e grintosa in uno spaccato di English way of life.

7. – Swirling
1989, da “Queen Elvis”

Ancora con i The Egyptians in uno dei loro migliori album, “Queen Elvis”. Un disco malinconico e volitivo, che traccia melodie tra Paisley Underground e psych rock dal tocco lieve. Molte canzoni degne di nota, “Swirling” scelta perché rappresenta al meglio il sound del periodo con Peter Buck degli R.E.M. alla chitarra.

6. – Queen Elvis
1990, da “Eye”

Tipico di Robyn Hitchcock includere una canzone nel suo album solista e chiamarla come il disco degli Egyptians uscito l’anno prima. Omonimie a parte, questo è uno dei brani dove emerge chiaramente la sua anima da cantautore, una ballata acustica di grande spessore e dolci armonie.

5. – Antwoman
1999, da “Jewels for Sophia”

Forse il più particolare tra gli album solisti del Nostro, registrato prevalentemente a Los Angeles in collaborazione con un buon numero di musicisti lo vede spaziare tra generi e stili musicali in un mix affascinante. “Antwoman” è uno dei due brani registrati con Grant Lee Phillips, qui a basso e backing vocals.

4. – 1970 In Aspic
2017, da “Robyn Hitchcock”

Altra bella prova psichedelica e malinconica che dimostra come Robyn riesca spesso e volentieri a descrivere un periodo storico con precisione, come questo 1970 spartiacque di molte vite e di grandi sogni, colorato e lieve con un pensiero a Syd Barrett.

3. – Museum Of Sex
2006, da “Olé Tarantula”

Come dimenticare i Venus 3,  il gruppo formato con Peter Buck degli R.E.M., Scott McCaughey degli Young Fresh Fellows e  Bill Rieflin dei Ministry. “Olé Tarantula”prodotto da Kurt Bloch era l’unione di musicisti affermati e legati da stima reciproca che insieme creavano un sound surreale e gustoso.

2. – I Wanna Destroy You
1980, da “Underwater Moonlight”

Secondo album dei The Soft Boys, che raggiungono con “Underwater Moonlight” il perfetto equilibro tra pop, rock e psichedelia. “I Wanna Destroy You” rabbiosa e melodica è un piccolo grande classico, immancabile e senza tempo.

1. – I Often Dream of Trains
1984, da “I Often Dream of Trains”

Brillante perla riflessiva e nostalgica la title track dal terzo album solista, “I Often Dream of Trains”, con un arrangiamento grintoso ma di grande intensità. Altro piccolo grande classico. Menzione speciale anche per la splendida ballata “Flavour Of Night”.