Credit: Sandra Ebert

Seguiamo i Crows ormai da qualche anno su questa rubrica.

La band britannica ora annuncia il suo terzo LP, “Reason Enough“, in uscita il prossimo 27 settembre via Bad Vibrations Records, a distanza di quasi due anni e mezzo dal precedente, “Beware Believers”.

“Reason Enough” è il loro terzo album ed è quello che la band ha impiegato più tempo a scrivere – in parte perché hanno dovuto incastrare l’esercizio con un lavoro a tempo pieno, ma anche per la libertà che è stata loro concessa in questo progetto specifico, che porta il suono storicamente adrenalinico del gruppo post-punk in un nuovo territorio.

Per l’occasione, James Cox (voce), Steve Goddard (chitarra), Jith Amarasinghe (basso) e Sam Lister (batteria) hanno scambiato la loro abituale sala prove, un piccolo studio a Homerton, nell’est di Londra, con le cavernose mura di uno “strano piccolo studio” – come dice Goddard – a Stroud, nel Gloucestershire. Più precisamente, un’ex chiesa e convento cattolico. La band si è installata nella cripta della chiesa, che si è rivelata più adatta a ispirare le fondamenta di “Reason Enough”. Armati di decine di idee, sono tornati a Londra nel tentativo di metterle a punto.

Il risultato: un album conciso di 10 tracce che dimostra la versatilità sonora dei Crows. Il loro debutto del 2019, “Silver Tongues”, li ha messi saldamente sulla mappa come band punk con uno spirito indomito e un’inclinazione per l’abrasione, e si sono esibiti in tutto il Regno Unito a supporto degli IDLES nel loro tour che ha registrato il tutto esaurito. Il seguito del 2022, “Beware Believers”, si basa su questo mood e non solo, in quanto i Crows hanno dato corpo al loro sound ad alto numero di ottani e lo hanno arricchito con un lirismo politico e tagliente.

In “Reason Enough”, lo spirito punk della band rimane intatto. Dal punto di vista sonoro, però, sono più raffinati e coesi che mai; è il disco più maturo che i Crows abbiano mai suonato – è un lavoro più melodico rispetto a quanto fatto in precedenza dai Crows. La band ha lavorato con il produttore Andy Savours, vincitore del Mercury Prize, che ha già collaborato con artisti del calibro di Black Country, New Road e My Bloody Valentine. Maestro del disco indie raffinato, Savours ha dato un tocco di lucentezza a “Reason Enough”, senza compromettere la grinta intrinseca del disco.

Sebbene la musica dei Crows sia stata a lungo attraversata da fili conduttori politici, questo disco sembra un’eruzione, una conclusione logica della visione della band sullo stato del Regno Unito – a livello di testi, Cox ha attinto a piene mani da un anno difficile, sia dal punto di vista personale che da quello dell’affrontare un ciclo di notizie pesanti, e un senso generale di malessere, isolamento, disagio e desiderio di crescita nonostante tutto permea “Reason Enough” – un album che raggiunge un equilibrio soddisfacente tra esistenzialismo, ricerca dell’anima e un marchio discreto di indie-rock.

Cox spiega:

Stiamo facendo la stessa cosa, ma molto meglio. Questi sono i Crows in alta definizione.

Ad anticipare la release ecco il singolo “Bored”, accompagnato da un video diretto da Manoela Chiabai.

James dice del brano:

Come per molti musicisti di oggi, essere fuori dal ciclo degli album significa non andare in tournée, il che a sua volta significa cercare altre opzioni di lavoro quotidiano per sbarcare il lunario. Abbiamo scritto “Reason Enough” in un periodo come questo, quando tutti noi facevamo contemporaneamente lavori giornalieri per pagare le bollette. E quando non siamo in tournée, divento molto più consapevole e sensibile al ciclo delle notizie. Essere bombardati da una costante tristezza e malinconia può creare un vero e proprio vortice di sconforto. Con quella che sembrava non avere alcuna speranza di tregua o di cambiare la mia routine, la canzone “Bored” è nata da quel ciclo in cui ci si sveglia e non si riesce a liberarsi dalla sensazione di voler sbattere la fronte contro un muro di mattoni.

Punky, aggressivi e rumorosi come sempre, anche qui i Crows sfociano in un ritornello fragoroso, ma al contrario che in passato, ora sembra esserci un maggiore spazio per la melodia, che esce in maniera naturale e più luminosa insieme alla loro solita carica di adrenalina.