Debutto sulla lunga distanza per Olive Grinter che, dopo una serie di singoli ben accolti oltremanica, si affida alla Rose Parade Recordings e al produttore Sam Barnes (AhGeeBee, Part Time Signals, Boy Azooga) nei dieci brani di “Hugs”. Folk, blues, jazz e un sound spesso minimale ma di forte impatto sono il biglietto da visita di questa cantautrice dalla voce gentile, profonda  ed espressiva.

Un invito a perdersi in  musica e note quello di un album che inizia e finisce con due piccole suite tra parti vocali sovrapposte e arpeggi intensi, chitarra acustica protagonista nella maggior parte dei brani con ottimi risultati in “Mother Nature” e “Murmurations”, nelle più ritmate “Finding Home” e “I’m Gunna Choose”, in “My Seeds” venata di gospel o nella malinconica “Soggy Tuesday”.

Classico ma non troppo il folk di Olive Grinter, artista che sa creare un’atmosfera raccolta e affascinante sulla scia di Laura Marling o Norah Jones, amante della natura, vulnerabile come dimostrano “Maybe It’s Time” e “Feeling Queer” ma già matura e pronta ormai per un pubblico ben più ampio di quello raggiunto finora.

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