Un secondo disco, “Big Swimmer“, uscito a fine maggio, scritto negli Stati Uniti (e di referenze ce ne sono tante) e poi registrato nel Regno Unito – e più precisamente al Playpen di Bristol con il padrone di casa Ali Chant (PJ Harvey, Dry Cleaning, Perfume Genius, Soccer Mommy) – che ci porta grandi aspettative anche per il live.
I King Hannah li avevamo già visti un paio di volte nell’estate del 2022, prima al Dumbo di Bologna in apertura a Thurston Moore e poi a La Route Du Rock a St. Malo in Francia, e in entrambe le occasioni eravamo rimanasti positivamente impressionati dal duo di Liverpool.
Come dicevamo prima, oggi Hannah Merrick e Craig Whittle hanno nel loro carniere un nuovo convincente LP che presenteranno nel nostro paese con ben quattro date (domani giovedì 18 saranno al Mojotic Festival a Genova, sabato 20 al TV Spenta Dal Vivo di Rapolano Terme (SI) e domenica 21 alla Triennale di Milano): stasera ci troviamo al BOtanique, all’interno dei Giardini Botanici dell’università di Bologna in via Irnerio, e l’atmosfera è rilassata con un pubblico davvero numeroso (oltre mille presenze), attirato forse anche dal prezzo popolare dell’abbonamento per questa rassegna estiva.
Sono le nove e trequarti passate da pochi attimi quando Hannah, Craig e compagni salgono sul palco: l’atmosfera si fa subito minimalista con le percussioni che recitano la parte delle protagoniste in “Somewhere Near El Paso”, prima che entrino anche le chitarre per spostarsi su territori cinematografici dal profumo dreamy, per voi virare verso la tranquillità trip-hop: pochi attimi ancora e poi le sei corde aumentano l’intensità, trasportandoci verso paesaggi bluesy prima della chiusura potente rock, cattiva e decisa. Davvero una bella esplorazione di generi nel giro di una manciata di minuti.
Nella successiva “Milk Boy (I Love You)” la voce della Merrick ci ricorda quella di Florence Shaw dei Dry Cleaning con quel suo spoken-word dai toni post-punk rilassati e intellettuali, dove non mancano belle linee di basso e un drumming saltellante, ma poi sono ancora le chitarre di Hannah e Craig a prendere il sopravvento con quella grande determinazione alt-rock.
Nonostante tutto John Prine è uno dei loro eroi, come hanno raccontanto anche alla collega Dimitra Gurdaiala in una recente intervista, e non poteva mancare sul disco un omaggio per uno dei monumenti della musica country-folk mondiale: “John Prine On The Radio” ci porta proprio su territori folk, in cui troviamo armonie e un drumming dai toni jazzistici, oltre a regalare delicatezza e bellezza, emozionandoci anche dal vivo, forse anche più che sul disco.
Dopo aver dovuto sospendere “The Mattress” per problemi tecnici con l’amplificatore della chitarra di Craig, poi chiusa brillantemente, ecco “New York, Let’s Do Nothing”, tra lo spoken-word post-punk che avevamo incontrato già in precedenza, melodie eccellenti e graffianti riff alt-rock, che dimostrano la determinazione da parte dei King Hannah.
E’ la vecchissima “Créme Brulée”, il loro primo singolo in assoluto, a chiudere il mainset con un’altra dose di pura bellezza e dolcezza, grazie alle sue magnifiche atmosfere eleganti e tranquille, prima di chiudersi, invece, con una buona determinazione strumentale.
C’è poi spazio anche per un encore di due brani che si conclude con “Big Swimmer”, title-track del loro lavoro più recente, che non solo ci dono magia pura, ma sa anche regalare le ultime emozioni di questa piacevolissima serata bolognese (sebbene le temperature rimangano molto elevate).
Possiamo solo aggiungere che il duo di Liverpool anche questa volta ha saputo confermare molto bene le nostre aspettative, regalando ai fan emiliani un’altra ottima performance, nonostante qualche problema tecnico (ovviamente non dovuto a loro): ogni loro concerto diventa qualcosa di speciale.