Non faccio mistero di amare le Softcult. Avvolgenti, oscure, carezzevoli ma inquiete, capaci di creare magiche onde sonore dolci ma nello stesso tempo con un sottofondo che potrebbe spaventarci. La loro musica è così, ricca di sfumature e malodie e più passa il tempo più mi sembra che stiano affinando al meglio questa loro capacità.
La vena indie rock si “sporca” di dream-pop sublime e sopratutto non perde mai di vista la melodia e questo rende i brani immediatamente empatici, capacei di entrare subito in circolo. Quando i ritmi sono bassi poi le due fanciulle danno il massimo, basti pensare alla trasognata “9 Circles”, vero e proprio giro in un mondo fatato. Bellissima anche l’incursione grunge-pop di “Shortest Fuse”, rumorosa eppure dolcissima.
Morale della favola, altro centro perfetto!
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