Mancavano da ben dieci anni gli Orcas di Rafael Anton Irisarri e Benoît Pioulard, una lunga pausa iniziata dopo l’esordio omonimo del 2012 e “Yearling” (2014). Un ritorno inaspettato soprattutto per loro, raffinati creatori di un sound elettronico mai banale né troppo derivativo.
Produce l’inglese James Brown (Arctic Monkeys, Kevin Shields, Nine Inch Nails) e c’è Simon Scott degli Slowdive alla batteria, collaboratori di alta qualità che hanno influenzato genesi e composizione di “How To Color A Thousand Mistakes”. Un disco sobrio e raccolto dove elettro pop e elettronica pura s’incontrano contaminate da chitarre e melodie gentili.
La voce di Pioulard è spesso riflessiva e dolente, fin dalle prime note di “Wrong Way to Fall” un brano ben costruito con un deciso crescendo e un’atmosfera di grintosa malinconia, più lineare “Riptide” con le tastiere, la batteria di Scott vero sostegno morale e musicale del disco e Martin Heyne all’organo. Delicata e sognante “Heaven’s Despite”, altro testo molto personale e doloroso da ascoltare con attenzione.
“Next Life” nata proprio da un’idea di Scott in mano a Irisarri e Pioulard mantiene l’anima dream – pop originaria acquistando intensità e passione, “Swells” più giocosa con le tastiere nuovamente in primo piano potrebbe essere l’anti – tormentone estivo per chi proprio non li sopporta, ruolo a cui si candida anche “Fare” dichiarato omaggio ai Durutti Column.
“Bruise” è il brano più organico e collaborativo con Dahm Majuri Cipolla dei MONO alla batteria insieme a Scott, Andrew Tasselmyer degli Hotel Neon al basso, il portoricano Orlando Méndez alla chitarra, originariamente un demo voce e chitarra rielaborato dopo ore di jam e improvvisazioni in studio.
Il tempo è stato galantuomo con gli Orcas, l’intensità di “Umbra”in chiusura lo dimostra, dopo lutti divorzi e traslochi trovano nuova ispirazione e notevole eleganza in dieci canzoni che vivono fuori dal tempo e dalle mode, qui a ricordare il potere salvifico della musica.