L’Uroboro – l’icona del serpente o del drago che si mangia la coda – appare ad alcuni come una dichiarazione della brutalità della natura. Per altri, di orientamento gnostico, simboleggia la dualità del divino e del terreno nell’uomo. Ma più comunemente, viene preso semplicemente a significare i cicli infiniti di morte e rinascita che caratterizzano la vita su questo pianeta. Come tale, è un’immagine che si impone nel mondo dei Goat, il collettivo sempre misterioso e in continua rinascita, il cui ultimo album segna un’altra avventura al di sopra e al di là di questo particolare piano di realtà. Il disco omonimo uscirà l’11 ottobre ed è anticipato da “Ouroboros”.
Questo disco omonimo, a quanto ci fanno sapere le note stampa, dimostra ancora una volta che trascendenza e metamorfosi sono le loro parole d’ordine.
Ci saranno le dimensioni festaiole in cui siamo stati introdotti per la prima volta ben oltre un decennio fa, ma non mancheranno colpi di scena e curiosità. Avremo uno spirito edonistico guidato da un funk incisivo e posseduto da una spietata chitarra fuzz/wah, ma anche groove sporco e spavaldo, così come una beata meditazione alla deriva infusa di free jazz e sfumature sciamaniche. Emergerà anche l’amore della band per l’hip hop.
Insomma, ne sentiremo delle belle a quanto sembra…