Ci sono band dalla lunga esperienza che sono sottoposte fisiologicamente a periodi altalenanti di ispirazione, senza per questo allontanarsi da un percorso creativo innovativo, anzi prendendo dalle sbandate di turno gli stimoli per migliorare; la storia degli Oneida appartiene decisamente a questa parabola, con deviazioni a volte stranianti nella weird music o personalismi poco digeribili, mentre a dire il vero questo “Expensive Air” conferma il buon stato del combo americano, doppiando il successo del recente “Success”, con una continuità di buon livello che evidentemente rappresenta l’eccezione che conferma la regola di cui sopra.

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Registrato con la solita urgenza che contraddistingue i momenti più torbidi del loro repertorio, questo diciassettesimo album in studio ha nel suo solito geniale spirito di indipendenza un che di molto organico, come se le scorribande di punk rock intriso di progressive e molto altro ancora fossero unite da un caparbio filo ininterrotto, che poi è facilmente rintracciabile, nelle intenzioni dei nostri, nel tentativo di costruire attorno a delle melodie anche basilari (vedasi ad esempio “Here it comes”) la struttura del tipico suono Oneida.

Suono che rimane linea con il citato “Success”, con chitarre violentate, la frenesia del drumming, un cantato decisamente più ispirato che rimane sempre residuale all’interno della lunghezza delle canzoni, in generale una maggiore, paradossale se si vuole, calibratura dei brani, che hanno una durata non eccessiva e contengono in sè tutte le brillanti deviazioni e sperimentazioni sul genere tipiche della band; si passa così da una splendida cavalcata abrasiva come l’iniziale “Reason To Hide”, che sa molto di Can che omaggiano il Neil Young più elettrico, ad atri esempi di motorik teutonico come “Salt”, a cose quasi pre brit pop alla Wedding Present nella la già citata “Here it comes”, al degnissimo finale di “Gunboats”, che parte scuro e lento con una batteria che solo Steve Shelley potrebbe emulare, una chitarra di fondo disturbante in eterno loop, saliscendi improvvisi, da farne una perfetta incarnazione di noise ballad magnetica, un superbo brano che porta con sè tutto il background americano grunge e noise.

33 minuti di alternative e indie rock , un album che si sente uscito di getto e provato per fortuna poco, una specie di riuscito esempio di live in studio, da ascoltare e riascoltare, per scoprire una rara dimensione che si avvicina il più possibile ad un’idea di verità e vitalità inscalfibile.