Ci sono band che partono col botto e con il tempo di botti ne producono sempre di più. Altre, invece e purtroppo, dopo un grandissimo botto iniziano a perdere colpi. Con i Glass Animals le speranze sono sempre le ultime a morire, ma diamine che fatica.

credit: Lillie Eiger

Quando sono usciti i primi indizi di un nuovo album, il quarto per la band inglese, ho pregato tutti i santi possibili. E l’ho fatto solo perché stranamente a loro ci tengo molto. Purtroppo però non posso vivere solo di ricordi di live lontani bellissimi. E se “Dreamland” del 2020 è stato un cambio di rotta particolare, una strada molto lunga da apprezzare, ora con questo disco nuovo beh… siamo usciti proprio di carreggiata.

Non c’è niente di dritto. Il percorso incominciato col terzo lavoro continua e diventa sempre più snervante. ” I Love You So F***ing Much” non porta niente di nuovo purtroppo, e ti fa proprio dire “Vi amo tanto, cazzo” ma così non posso continuare. E il tutto inizia dal primo brano, “Show Pony”, che ci ricorda tanti brani oramai passati e non ti lascia niente. La voce di Dave si mischia a chitarre distorte, batterie elettroniche e synth, con quei falsetti semi rappati fastidiosissimi. Insomma, un pop becero.

Non parlando della seconda traccia, e andando a quella successiva ovvero il primo singolo “Creatures in Heaven” possiamo notare che non c’è diversità stilistica o strumentale. Siamo solo a tre canzoni, tutte uguali. Si cerca il ritornello facile, catchy, a cui siamo abituati in questo periodo estivo.

Ed è così un po’ per tutti i brani, alcuni con aggiunte di chitarre più cazzute o di un sound più alternative. “A Tear in Space (Airlock)”, “White Roses” o “Wonderful Nothing” sono identiche in termini di composizione strumentale e lirica. Non c’è molto altro da dire. O forse sì, in verità. Questo album, e un po’ gli album di ultima generazione di band che cercano il lancio nel cosmo, è caratterizzato da tanta apparenza e poca sostanza.

Voglio dire: quante volte vediamo questi cambi di stile comunicativo/mediatico, le famose “ere” delle band, dove si cambia look e si cambia font/cover/esailcazzocosa? Praticamente ogni mese. E il caso dei Glass Animals è proprio lampante. Un caso che sembra essere figo all’esterno, ma che in verità non ti lascia niente se non dell’amaro in bocca.

Non voglio essere quello che diceva “Ah, quanto mi mancano i tempi di “Zaba” “… però lo sono quel tipo di persona e sticazzi lo dico.