“Cellophane Memories”, è stato registrato negli studi casalinghi di David Lynch a Los Angeles e lasciato a decantare per un anno. Il disco è un’immersione nell’universo del regista e della sua musa Chrystabell.
Pare che l’origine di questa creazione sia una visione di Lynch durante una passeggiata al chiaro di luna, dove si è sentito ispirato da una luce che si trasformava nella voce di Chrystabell. Questa influenza mistica e surreale è evidente in tutto l’album, che fonde le sonorità eteree tipiche di Lynch con il canto onirico di Chrystabell.
L’album è composto da dieci tracce che accompagnano chi ascolta verso paesaggi ultraterreni, che ricordano proprio lo stile cinematografico del regista.
Luce e Oscurità. Malinconia e Crudeltà. Questo album si gioca sugli opposti, sui connubi, sugli intrecci. La voce di Chrysta Bell Zucht, in arte Chrystabell, è ora angelica e ora tormentata. Sempre poco più di un sussurro o un lamento trattenuto. Chrystabell duetta con se stessa in tutte le dieci tracce. Le sue voci si incrociano, si doppiano, si inseguono per tutto il disco come i ricordi, appunto, i “Cellophane Memories”.
Si possono usare certamente termini come dream music o ambient music ma la parola magica, che fa la differenza in questo caso, è Lynch. Se si conosce l’opera di David Lynch si sa perfettamente dove va a parare questo disco. Nel punto più profondo dell’inconscio, in quel momento del sogno dove tutto sembra possibile ma sfuggente.
Le canzoni scorrono una dopo l’altra. Il canto è ieratico e stratificato. Si poggia su una musica ambient che a tratti ricorda gli Stars Of The Lid e a tratti i Labradford. In altri momenti ancora andiamo con la mente alla colonna sonora di “Twin Peaks”.
L’unico pezzo cha varia ritmo è “The Answers To The Questions”, un blues scheletrico dove Chrystabell fa la Cat Power. Per il resto, dall’iniziale “She Knew” alla finale “Sublime Eternal Love”, passando per la sublime “The Sky Falls”, le malinconiche “So Much Love” e “Two Lovers Kiss”, la tormentata “Reflections in a Blade” e la vaporosa “Dance Of Light”, tutto è un riverbero di chitarre lente e solitarie, a là Loren Mazzacane Connors, tastiere oniriche e Chrystabell che dà voce all’immaginario lynchano.
Un difetto di questo disco è sicuramente la mancanza di varietà. Un pregio molto particolare è che, come insegna un principio Zen, questo disco così omogeneo e ripetitivo trova proprio nella reiterazione dell’ascolto un punto di forza. Il sottoscritto ha dato un 6,5 al primo ascolto e un 7,5 al quarto. Sempre il sottoscritto consiglia l’ascolto in un ambiente tranquillo che permetta di godere appieno della profondità emotiva di queste dieci canzoni.